di Emanuele Beluffi
Non è stato il primo, ma Noh Huyn-soo evidentemente ha fatto il botto più lungo di David Datuna, che se l’era mangiata il giorno dell’inaugurazione. La banana di Cattelan, quella scocciata che avevamo visto incollata con nastro isolante nello stand di Emmanuel Perrotin ad Art Basel Miami, questa volta se l’è mangiata per colazione lo studente d’arte al Leeum Museum of Art di Seul: “avevo fame”, ha detto. Con la calma di un cherubino l’ha tolta dalla parte, l’ha sbucciata, se l’è mangiata e ha rimesso al suo posto la buccia, cioè alla parete. “Ti si mangiate la banana con due salsicce e u’parmigian”, ci vien da dire col grande Leone di Lernia che ogni tanto incrociavamo per strada quando si andava a trovare un noto gallerista milanese (no, non stava andando lì anche lui).
Poco male, la banana è stata più volte sostituita per preservare l’installazione (Comedian) nell’eternità: conta l’idea, ce lo ha insegnato Kosuth. E siamo sicuri che Cattlean abbia approvato, come siamo sicuri che Van Gogh avrebbe approvato la zuppa di verdura sul suo Seminatore a Palazzo Bonaparte.
Quella di Noh Huyn-soo è una performance nell’installazione, una rivoluzione calma (lo vediamo silenzioso mentre si fa filmare dall’amico), la realizzazione vera dell’arte relazionale. E anche i gridolini speventati della guardiania al Museo di Seul fanno parte di questo evento relazionale: effetto non programmato ma contenuto in potenza in quell’opera di Cattelan, anche questa è arte programmata, anzi forse lo è solo questa.
E l’arte è anche quest’altra cosa: proprio per questa banana, Cattelan era stato accusato di plagio dall’artista Joe Morford, che prima di lui aveva realizzato Banana & Orange, cioè una banana e un’arancia fissate con nastro adesivo a un pannello. Come andrà a finire non si sa, anche se i tempi della Giustizia americana non solo quelli della Giustizia italiana, ma qui preme dire altro: non importa se sei arrivato prima tu, lui è stato più bravo di te. E anche Noh Huyn-soo, anche se non è arrivato per primo, per quel suo “avevo fame” è stato il più bravo. Conta l’idea, perché “Cos’è il Genio? È fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità d’esecuzione” (Così parlò il Melandri/Gastone Moschin in Amici Miei Atto I). È l’arte bellezza, una cosa per tutti e per nessuno.