Un sito suggerisce come rubare (legalmente) la street art. Ma c’è il trucco: anche questa è un’opera

Volete uno degli storici “pinguini” di Pao, quelli dipinti sui dissuasori del traffico (i “cosiddetti “panettoni”)? Non avete che da andare a prendervelo. Gratis, naturalmente. Dove? A Milano, sul Naviglio Grande, dove giace, in stato di semiabbandono, tra cartacce e spazzatura. L’importante è munirsi di un tubo di acciaio (diametro consigliato, circa due/tre centimetri), grazie al quale sarà possibile “ribaltare il dissuasore in modo di poterlo far rotolare fino al marciapiede”. Ma attenzione: “la leggera salita in ciottolato rende difficoltoso lo spostamento. Per facilitare l’operazione è necessario essere in min. 3 persone”.

A fornire (sempre gratis) tali consigli è un sito, “diecimilaeuro”, appena nato, che riunisce i lavori di una decina di street artist, per ora dislocati soprattutto tra Milano e Roma, con coordinate geografiche, foto, valore approssimativo e… consigli per “rubarle” nella maniera più semplice. Sì, avete capito bene: rubarle. Benché, tecnicamente, di furto non si possa parlare, perché, essendo opere di street art, ed essendo quindi state messe in strada abusivamente, chiunque può appropriarsene senza patire alcuna conseguenza dal punto di vista legale. Ma tant’è. L’operazione è bizzarra. Tanto bizzarra da far pensare a un boutade, o una goliardata. E invece no: trattasi, a sua volta, di opera d’arte. Ma procediamo con ordine.

Uno degli strumenti “consigliati” per l'asporto delle opere

Perché, intanto, il nome “diecimila euro”? Il nome, spiega lo stesso sito, deriva dalla “somma del valore dei primi 11 lavori qui catalogati”, anche se, avvertono i creatori del sito, “grazie a te ed al tuo contributo il potenziale economico potrà crescere giorno dopo giorno”. Chi sono, dunque, gli 11 artisti “prescelti” per essere messi “alla berlina” come autori di opere che è possibile trafugare?

Oltre a Pao, ecco che nella lista delle primi undici opere troviamo una cabina dipinta da Bros & Sonda (una di quelle realizzate per l’operazione Energy Box, nel 2014), in Piazza XXIV Maggio, a Milano (“Valore approssimativo”, spiega una didascalia, “900 euro. Difficoltà di prelievo: elevata. Condizione opera: buona. Strumento: asportazione tramite piede di porco. Note: la parte inferiore non è removibile, in quanto base di cemento”). E ancora, uno Space Invaderdello street artist francese Invader, a Roma, in “ottime condizioni”, il cui valore è stimato sui 1.300,00 euro, e per il “prelievo” del quale serve “solvente e badile fissato ad asta telescopica. “Difficoltà di prelievo”, è specificato, “elevata per danneggiamento opera con conseguente obbligo di ricomposizione; si consiglia di fotografare l’opera prima della rimozione per semplificarne la ricostruzione”. Infine, una nota avverte di “maneggiare il badile con delicatezza, in modo da evitare la rottura dei piccoli pezzi che compongono l’opera”. Sempre a Roma, ecco poi una tipica donnina di Miss Van (valore approssimativo: 1.800,00 euro). Strumento: asportazione tramite tela, colla liquida e acqua. Difficoltà di prelievo: estremamente elevata. Note: la fase di asportazione è estremamente difficoltosa, in quanto è necessario procedere attraverso un processo artigianale di trasferimento dell’opera su tela. Vi è comunque”, avverte la nota, “un video tutorial in rete che illustra il procedimento”. Infine, un ammonimento: “L’opera è posizionata a circa 50 mt. dalla caserma dei carabinieri, fattore che complica notevolmente l’operazione di prelievo”.

Se si cerca un “prelievo” più semplice, invece, si può “ripiegare” su un vecchio pezzo di Kay One (valore approssimativo: 1.000,00 euro), realizzato su una cancellata in ferro del raccordo dell’Autostrada del Sole (zona Porto di Mare), a Milano, da asportare “tramite avvitatore ad impulsi a batteria con attacco per sbullonare, misura 6.8” (note: la difficoltà del prelievo è “elevata per arrugginimento dei bulloni e posizione scomoda, adiacente al raccordo autostradale”, e in ogni caso “si consiglia una scaletta a tre gradini per agevolare l’operazione”). Se invece si preferisce una scultura, ecco che, a Milano, si può sempre riparare su un “classico” degli Urbansolid, il duo Adamo ed Eva piazzati in due nicchie in viale Jenner (valore, 400,00 euro cad.), la cui asportazione può essere facilmente messa in pratica “tramite spatola e martello”. Ma, come dicevamo, non è finita: questi sono infatti le prime undici opere, il cui valore complessivo si aggira sui diecimila euro; ma i creatori del sito invitano gli utenti a farsi a loro volta “contributors”, segnalando altre opere da asportare mandando una mail a: segnalazione.artedarubare@gmail.com. “Inviaci la foto dell’opera di street art (in formato orizzontale) che secondo te potrebbe essere prelevata gratuitamente da un qualsiasi cittadino amante dell’arte di strada”, si legge nel sito, assieme a “tutti i dati necessari alla compilazione della sua scheda tecnica”. Beninteso, “​la valutazione dell’opera verrà successivamente effettuata da un nostro esperto”.

Un vero invito ad appropriarsi delle opere in strada? No, piuttosto, una provocazione. D’autore. A cercare un po’, infatti, si scopre che autori del bizzarro sito sono nientemeno Elfo &cBiancoshock, entrambi artisti, entrambi street artist con la predilezione per operazioni complesse, che intervengono direttamente, con atteggiamento ludico-concettuale, sul tessuto urbano e sulla relazione tra le persone. Qualche esempio? “Borderline”, l’operazione con cui Biancoshock ha dato vita, nel 2016, a una serie di tombini che contenevano vere e proprie “stanze”, con tanto di arredi, carta da parati e oggetti d’uso; o, sempre di Bancoshock, l’installazione realizzata nel paese di Civitacampomarano, in provincia di Campobasso, dove l’artista ha dato vita a un “web 0.0”, dove youtube è ancora il bar del paese in cui si va a guardare la partita, gmail è la vecchia cabina della posta, google sono le chiacchiere da bar, facebook è la bacheca apposta nel centro del paese; o, ancora, NoJoy, il paradossale car sharing per i disabili.

Elfo, Street Barber

Elfo, invece, lavora sulla decostruzione dei messaggi, sui cortocircuiti provocati dal passaggio tra dimensione reale e virtuale, sul capovolgimento ludico delle situazioni con un approccio neodada. Qualche esempio? Megalomania, del 2010, dove un graffito viene “scomposto” e ricomposto tramite lettere piazzate in strada, in luoghi diversi e in tempi diversi (“in contrapposizione”, si legge nel sito dell’artista, “alla natura stessa di un atto artistico in genere legato al concetto di spazio e di tempo”). Ancora: I Sell, del 2013, dove l’artista mette in vendita su ebay “improbabili oggetti, come la mia pelle, lettere mancanti di un graffito, idee per nuovi lavori di street art”. E poi, in un crescendo di paradossi: Swap, del 2013, che consisteva nello “scambio del Museo Guggenheim di Venezia su un sito di pubblicazioni immobiliari”. E ancora la creazione del Bonsai Liberarion Front (l’oscura scritta campeggiava a lettere cubitali sulle pareti di edifici diroccati), o l’attività di “street barber” (barbiere di strada) sulle guanche delle statue pubbliche.

Biancoshock, No Joy

E allora? Perché creare un sito in cui si invita il “furto” (legale) di opere di street art, proprio in un momento in cui ferve il dibattito tra detrattori della street art, suoi strenui difensori, furbetti che si appropriano della sua anima e delle sue opere costruendo mostre con pezzi “strappati” dalla strada e assessori che la vogliono “addomesticare” per il proprio tornaconto politico? L’operazione di Elfo & Biancoshock, si legge proprio nel sito di Elfo, è “una provocazione nei confronti di alcuni meccanismi che si sono instaurati all’interno del sistema della street art: il vicolo cieco nato dalle continue discussioni su cosa può essere definito come tale e su cosa sembrerebbe non averne diritto, il tema delicato del furto di essa giustificato dal fatto che l’arte, una volta che diventa di strada non è autorizzata e i diritti d’autore diventano fragili e infine l’aspetto della mercificazione di questo movimento attraverso massive operazioni di marketing che, quasi sempre, non hanno interesse nello studio e nello sviluppo del fenomeno ma si concentrano solamente su un immediato tornaconto economico”.

Ecco, allora, che i due “disturbatori urbani” hanno deciso di comporre un’opera, anzi, una “performance on line”, dando vita a un sito che, ironicamente, suggerisce luogo, modalità, valore e difficoltà per approprarsi gratuitamente di alcune tra le migliori opere di street art italiane. “In questo momento di confusione e bombardamento mediatico sul fenomeno della street art”, chiosano i due “disturbatori” neodadaisti, “sono gli stessi artisti a suggerire al pubblico come appropriarsi di opere d’arte in modo veloce, sicuro ed efficace”. Con una nota a margine, tutt’altro che secondaria: “il lavoro è volutamente scritto nella lingua italiana sottolineando ironicamente il classico stereotipo riferito a questo paese”. Ovvero, come ci descrivono spesso nelle cronache estere, un paese di furbacchioni, di mestatori e di opportunisti. Il pubblico ideale per un sito come “diecimilaeuro”, il cui slogan è: “Ruba l’arte e mettila da parte”.

A. R.