Te la dò io la Ferragni!

La banalizzazione dell’iconologia è un fenomeno tanto ineluttabile quanto esponenziale e progressivo, un po’ come la sparizione delle lucciole (Pasolini docet), l’incremento demografico, la diffusione del junk-food, lo spostamento del gusto dalla ricerca del “bello” al “sensational”, l’analfabetizzazione di ritorno, l’abbandono delle buone maniere, la gergalizzazione dominante e l’impoverimento linguistico, la sparizione del concetto di autorità e tante altre amenità di tal fatta di cui la post-modernità ci ha riforniti a piene mani.

Francesco Vezzoli, Ferragni come Santa Chiara, 2020
Silvio Giordano, Influenzer 06, Frame Videoinstallation, 2019

Ma che un artista come Francesco Vezzoli, un tempo portato in palmo di mano dai padroni delle ferriere artistiche internazionali, si potesse abbassare a mettere, banalmente, il volto della Ferragni su una madonnina con bambino del pittore secentesco Giovanni Battista Salvi detto il Sassoferrato (il bambinello essendo identificabile, ça va san dire, col piccolo Leone, chi è ferragnez-dipendente non può nutrire dubbi in proposito); beh, lascia quantomeno un po’ perplessi.

Non tanto perché, come i babbioni o babbei (in senso letterale: chi parla a vuoto), neo-puritani fuori tempo massimo, del Codacons sembrano, poveretti loro, pensare, la cosa in sé possa in alcun modo apparire “blasfema” (neanche fossimo negli anni 50, e non fossero passati decenni e decenni di opere d’arte, letterarie, giornalistiche, parlate, televisive, e chi più ne metta, sotto i ponti della tolleranza del concetto di rispetto della religione dagli anni 50 a oggi), ma, al contrario, perché è, anch’essa, non solo un po’ fuori tempo massimo, avendo, già negli anni passati, decine di artisti sparsi un po’ in tutto il mondo pensato e realizzato idee, se non identiche al millimetro, uguali ad essa nella forma e nella sostanza; ma anche perché è, soprattutto, assolutamente scontata, banale, già vista, insomma conformista oltre ogni immaginazione.

Giuseppe Veneziano, La Madonna di instagram, 2018
Rebor, ConPassione, 2018

Oggi, va detto, ogni inetto (letteralmente) – e ovviamente anche qualsiasi artista, o pittore, o street artist, o creatore di meme –, che sappia usare le funzioni base di photoshop può fare “arte”: se è considerata arte il mettere la faccia di un Vip (si usa ancora tale termine?) sopra l’immagine di un’icona antica.

E qua torniamo a bomba: quante altre Sante Ferragni et similia ci deve riservare la banalissima banalizzazione dell’iconologia contemporanea, prima che la nostra sensibilità ne sia, non dico urtata, dal momento che nulla urta più nulla e nessuno, ma saturata?

 

TvBoy, Santa Chiara con acqua benedetta, 2018.
Sara Shakeel, Ritratto della prima Madonna imprenditrice digitale, 2019.

Visto che tutta la conformistissima stampa e l’ancora più conformistico popolo del web ha rimbalzato l’immagine iconica della Ferragni come Santa Chiara in ogni dove e in ogni possibile anfratto virtuale, noi vi proponiamo, se non altro, le Sante Chiare precedenti, ovvero quelle che, benché non necessariamente folgoranti o destinate ad entrare nella storia dell’arte, avevano, per lo meno, il pregio di non essere le ultime arrivate, come quella di Vezzoli. Ma, si sa, alla stampa e al popolino non piace approfondire: piace applaudire, o demonizzare, a seconda dello stato d’animo, della digestione, del sesso che o si è fatto o che si vorrebbe aver fatto la notte precedente, cosa che cambia notoriamente non solo l’umore delle persone al mattino, ma anche la propria disposizione alla tolleranza o al linciaggio collettivo.

Andrea Chisesi, Chiara Ferragni Madonna, 2018.

Con questa piccola sfilata di Sante Chiare, apriamo una “call”, come si dice oggi: segnalateci quelle che abbiamo “bucato”, inventatene altre voi stessi (Santa Chiara fai-da-te), mandateci le vostre, magari già realizzate ma non abbastanza valorizzate. Contribuirete anche voi, se non altro, se non proprio alla comprensione e all’elevazione dell’iconologia contemporanea, magari alla sua definitiva saturazione, o alla sua definitiva sparizione. Come lo Stato nelle teorie marxiane, anche l’iconologia, grazie alla Ferragni, forse un giorno si estinguerà da sé.

Dottor Zivago