Scarpella e Bernini, dialogo a distanza

Per realizzarle, s’è ispirato alle sculture di un maestro dell’arte del diciottesimo secolo, quell’Antonio Corradini che è rimasto celebre soprattutto per le sue straordinarie statue “velate” (una, “La Pudicizia”, è conservata nella straordinaria Cappella Sansevero a Napoli). Ma Corradini non è stato l’unico ad aver ispirato i due busti dedicati all’ “Anima bianca” (White Soul) e all’ “Anima nera” (Black Soul) realizzati nel 2012 da Livio Scarpella, uno tra gli artisti più interessanti della nuova scuola scultorea italiana.

Antonio Corradini, particolare de "La Pudicizia", 1752.
Antonio Corradini, particolare de “La Pudicizia”, 1752.

L’altro “gigante” a cui lo scultore di Ghedi (Brescia) si è ispirato è stato Gian Lorenzo Bernini, il più grande interprete del barocco italiano, che al tema dell’anima aveva dedicato due celebri busti, oggi conservati nello splendido palazzo dell’Ambasciata di Spagna presso la Santa Sede, in Piazza di Spagna a Roma: l’ “Anima beata” e l’ “Anima dannata”, appunto.

Realizzate all’incirca nel 1620 per il prelato ispanico Pedro de Foix Montoya, le due sculture del Bernini, messe a confronto con le loro cugine contemporanee (quelle di Scarpella, appunto), hanno fornito il destro a Francesco Buranello, Segretario per la Pontificia Commissione dei beni culturali, per imbastire una conferenza nella sede dell’Ambasciata, intitolata “L’uomo al punto. La rappresentazione dell’Anima da Bernini a Scarpella”. Un confronto estremamente lusinghiero per lo scultore bresciano, ma non immeritato: dopotutto, Scarpella è uno dei pochi scultori italiani che, per la perizia tecnica e per la raffinatezza del modellato, è davvero in grado di dialogare con la tradizione classica, pur preservando una sensibilità fortemente contemporanea.

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Livio Scarpella, White Soul, 2012.
Livio Scarpella, White Soul, 2012.
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Livio Scarpella, Black Soul, 2012.

 

Gian Lorenzo Bernini, L'Anima dannata, 1620 circa
Gian Lorenzo Bernini, L’Anima dannata, 1620 circa