Il ca**o va e la fi*a resta

di Emanuele Beluffi.

Il cazzo va e la fica resta: se a Piazza San Marco a Venezia il fallo con la mascherina sulla capocchia di #ciapaipaebae è stata immantinente rimossa dalla buoncostum…ops, dalle forze dell’ordine, la fica a Bologna resta appesa ai muri della centralissima via Indipendenza (e, presumo, in altre strade della grassa Bologna).

“La lotta è fica” è il claim un po’ situazionista del collettivo CHEAP, un sodalizio “all female” composto di 25 artiste (o artist*? Ma per me l’asterisco finale viaggiante attraverso l’identità fa tanto scolaretto con gli occhialini da vista e la faccia da pizza) che promuove il neofemminismo e la lotta antipatriarcale e antifallocratica di una società che non è diversa da quella di 40 anni fa. E infatti, puntuale come gli studenti che manifestano in ottobre contro il Ministro dell’Istruzione di turno, s’alza l’indignazione di quelli che, a torto o a ragione, vengono bollati come benpensanti: “Nella centralissima via Indipendenza non c’è niente di meglio da esporre che i genitali di una donna sul corpo di un uomo con sei capezzoli?”, twitta Chiara Valerio.

Per la cronaca, la suddetta immagine è copyright di Silvia Calderoni (@volavespa), “Noi mostri vecchi e nuovi, per la liberta di tutti tutte e tette!”. Io approvo e guardo con indulgenza questo volger lo sguardo a un contesto storico in cui c’era Gina Pane e che oggi si ripropone con gli slogan, per quanto apprezzabilissimi. Nulla di nuovo sotto il sole, gli indignati speciali si indignano e i rivoluzionari in pantofole avvicinano la fantasia al potere.

C’è un po’ si sberleffo futurista in questi interventi del collettivo CHEAP ma non bisogna dirlo troppo forte perché i futuristi s’inventarono che l’automobile doveva essere maschile in spregio alla femmina. E il punto è proprio qui: che noia quest’arte impegnata sempre a sinistra. E le Forze Armate che fanno?