Il suo nome è Monk (o per la precisione Monk HF), è uno street artist belga, e il suo “marchio di fabbrica” è l’immagine di alcuni tra i più celebri animali Disney – morti stecchiti per mano degli esseri umani. Già, perché quella di Monk è una divertente, e allo stesso tempo tragica, parodia del nostro mondo contraddittorio, che da una parte santifica gli animali in molteplici e svariate forme (dai cartoni Disney, dove gli animali la fanno da padrone, alle mille attenzioni attribuite a cani, gatti e altri cuccioli domestici), e dall’altra continua, con grande coscienziosità e sistematicità, a sterminarli tranquillamente: con la caccia, certo, ma anche negli allevamenti intensivi o addirittura con la vivisezione. Così, quella di Monk è una battaglia ironica ma anche dolorosa: che rappresenta gli animali Disney, i più amati dai bimbi e anche dagli adulti, in forma di trofei abbattuti dagli umani.
Ecco allora Dumbo, Tigro, Baloo e il Re Leone definitivamente abbattuti, e sopra di loro i cacciatori che posano orgogliosamente, come il famigerato dentista americano che provocò un’ondata di sdegno posando davanti alla carcassa del leone Cecil, simbolo del parco nazionale Hwange, nello Zimbabwe. Ecco Ariel portata a galla da un sommozzatore armato di fucile subacqueo, ormai priva di vita. “Io amo gli animali”, ha dichiarato l’artista, “e non mi piacciono affatto i cacciatori… così ho pensato che l’immagine di un cacciatore che uccide un animale dei cartoni animati fosse ancora più tremenda… e divertente allo stesso tempo”.
Ma le parodie semiserie dell’artista belga non si fermano ai personaggi Disney. Monk prende di mira anche altri simboli e icone popolari, cambiandone alcuni elementi, rendendoli così sottilmente provocatori o disturbanti, per toccare temi sociali o etici. Ecco allora il famoso “pipì boy” (Manneken-Pis), simbolo della città natale dell’artista, Bruxelles, cambiare senso e creare un cortocircuito visivo con due semplici attributi: un fazzoletto per coprirsi il volto, e in mano un… pacchetto di patatine fritte stile Mc Dondald’s. il riferimento, più che mai evidente, è al famoso stencil di Banksy con il ragazzo dal volto coperto con in mano un mazzo di fiori. Monk ha rielaborato l’immagine di Banksy, ha sostituito il mazzo di fiori con il pacchetto di patatine fritte, e per completare l’opera, ha sostituito anche l’anonimo ragazzo dello street artist britannico con il bambino-simbolo di Bruxelles. “A parte il fatto di fare la pipì, il Manneken-Pis non aveva vita sociale”, dice l’artista. “Volevo farlo muovere, fargli fare la vita dei ragazzi della sua età”. La critica insista nell’opera è alla massificazione dei cibi e, di conseguenza, dei costumi e delle idee nell’epoca del consumismo esasperato.
Ma la satira e lo sberleffo dello street artist belga avvolge ogni cosa: dai simboli del consumismo alle icone popolari fino al linguaggio dei suoi colleghi street artists, spesso oggetto di divertente parodia. Lo stesso Banksy è spesso preso di mira da Monk: anche il famoso ratto dello street artist inglese ha cambiato faccia sotto lo stencil dissacrante di Monk, armandosi di forchetta e di patatine fritte d’ordinanza. Un modo come un altro per dire che nessuno è immune dal conformismo dilagante.
E ancora, ecco Topolino, con il dollaro al posto degli occhi, e la scritta Money in perfetto stile Obey. O Ronald Mc Donald, il celebre pagliaccio di Mc Donald, nelle vesti di un Cristo recante, al posto del Sacro Cuore, l’immagine di un hamburger circondato da teschi. Ecco poi Biancaneve con la maschera antigas, e la celebre mela in mano, che però, come in un rebus tutto da decifrare, ha tatuato sulla buccia il simbolo della Monsanto, la famigerata multinazionale degli Ogm accusata di danni irreversibili alla salute e all’ambiente. Ed ecco, ancora, i bambini che lavorano in nero per le grandi multinazionali della moda o del tabacco. Se volevate divertirvi con uno strano senso di amaro in bocca, eccovi accontentati. Monk è proprio quello che fa per voi.
A.R.
Monk HF | Monksow
Mars Center – Savina Gallery Mars
Mosca
24 dicembre 2015 – 7 febbraio 2016