Michel Piccoli, la Deneuve e quelle scarpe dalla dubbia paternità

È morto Michel Piccoli. Chissà se avremo più attori come lui. Io spero di sì.

Piccoli sapeva fare il cinico per finta, poi il pazzo, l’onirico, l’impacciato. Ha recitato in quella meraviglia che è Le Mépris di Godard che ha come soggetto l’altrettanta meraviglia di Moravia, in Dilliger è morto e La grande abbuffata, le chicche di Ferreri, bravissimo poi nella profezia di Nanni Moretti Habemus Papam, solo per citarne alcuni. E poi c’è Belle de jour di Buñuel, qui Piccoli sapeva fare lo stronzo alla perfezione, lo schifoso, il pervertito.

Ecco la locandina che contribuisce all’allure cult di tutto il film, stoccata impareggiabile alla borghesia. I costumi sono interamente di Yves Saint Laurent, fatta eccezione per le scarpe: le “Belle Vivier” di Roger Vivier, impreziosite dall’iconica fibbia “bouclé” in metallo, in bella vista nella celebre inquadratura in cui i piedini della protagonista Deneuve salgono le scale del bordello. Dopo il film quelle scarpe sono consacrate come le Roger Vivier per eccellenza.

Eppure qualcuno ha avuto da dissentire in merito alla paternità delle stesse: in una lettera scritta da Salisburgo il 6 aprile 2009 al suo amato defunto Yves Saint Laurent, Pierre Bergé ricorda: “È in questa città che hai tratto ispirazione dalle scarpe austriache con le fibbie. Le tue furono realizzate da Roger Vivier che se ne appropriò la paternità”.

Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci