Felipe Cardeña messo a nudo

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Finzione o realtà? Una dose ben miscelata di entrambe, forse. È infatti proprio sulla sottilissima linea che divide, consapevolmente, la realtà dalla finzione che si muove il lavoro di Felipe Cardeña, artista eclettico e “imprendibile”, come si definisce lui stesso, celebre ormai per i suoi quadri a sfondo floreale, con alle spalle la partecipazione a due edizioni della Biennale e a diverse mostre pubbliche di livello, a cominciare da quella sul kitsch curata da Gillo Dorlfes alla Triennale di Milano, e a diverse collettive all’estero, da Rio de Janeiro a New York, oltre che a Londra, con il critico Edward Lucie-Smith. Ma chi è Felipe? Secondo alcune indiscrezioni giornalistiche, diffuse sul web, non sarebbe altro che uno pseudonimo usato da un critico italiano, Alessandro Riva. Ma la realtà, a quanto pare, è ben più complessa. Riva avrebbe infatti orchestrato, da critico eclettico e fuori dalle righe, la cosiddetta “operazione Felipe” utilizzando (col suo consenso) il nome di un celebre mimo di strada, abituato da anni, oltre che a fare la “statua vivente” per i turisti in giro per il mondo, anche a invadere di fiori di carta i muri delle strade delle città e dei paesi in cui viaggia, in una sorta di sogno utopista-pacifista globale. I due si sono conosciuti nel 2005, in Piazza del Duomo, durante una mostra organizzata da Riva a Milano (intitolata “Miracolo a Milano”), alla quale il mimo prese poi parte impersonando, di fronte a centinaia di visitatori, la statua vivente del San Giovanni decollato. Da qui l’idea, critica ma anche mercantile (Felipe oggi è già passato diverse volte in asta, con risultati ragguardevoli, al punto che il “Corriere Economia” l’ha citato tra gli artisti giovani che hanno raggiunto quotazioni più interessanti nel 2013), di creare un “laboratorio” permanente di quadri, da lui voluti e ispirati alle sue creazioni floreali.

Felipe Cardeña, La parole obscure du paysage intérieur, 2013, mixed media, cm 68x50x37.
Felipe Cardeña, La parole obscure du paysage intérieur, 2013, mixed media, cm 68x50x37.

Chi credeva che Felipe Cardeña non esistesse affatto, si dovrà dunque ricredere: un cortometraggio, intitolato Me gusta Soñar, La verdadera historia de Felipe Cardeña, girato alcuni mesi fa a Cuba dall’artista Desiderio (che da anni divide la sua vita proprio tra l’Italia e l’isola caraibica, e che ha già all’attivo partecipazioni al Festival del cinema latino-americano e alla Biennale de L’Avana), va proprio sulle tracce di Felipe, quello vero: il mimo appunto, l’originale (si può vedere il trailer su you tube, all’indirizzo   watch?v=CQEkCHDZQUg).

Partendo proprio dagli attori di strada e dai mimi della Giganteria, organizzazione di stanza a l’Avana che riunisce i migliori talenti di strada dell’isola caraibica, e tra i quali Felipe, a quanto pare, ha lavorato a lungo. Nato in Spagna, a Balguer, nel 1979, il mimo Felipe infatti, nel suo girovagare per il mondo, avrebbe soggiornato a lungo a l’Avana, come testimonia il cortometraggio. Che, tra realtà e immaginazione, ricostruisce un personaggio che, tra una testimonianza e l’altra, diventa pian piano eccezionale, funambolesco, a tratti quasi fiabesco: se alcune testimonianze hanno il sapore della verità (come quella di alcuni mimi che raccontano come l’artista abbia lavorato diverso tempo assieme a loro, per poi “sparire improvvisamente”, senza alcun preavviso, lasciandosi dietro una scia di irritazioni, di malumori e di polemiche), altre diventano invece eccessive, paradossali, al limite (e oltre) il fantastico: in questo modo, si dipana la leggenda di un artista che, prima ancora di diventare protagonista nel mondo dell’arte, aveva già costruito la sua vita come uno strano limbo sospeso tra sogno e realtà, aiutato in questo dal tono fortemente “magico” dell’isola.

Felipe al lavoro a L'Havana
Felipe al lavoro a L’Havana

A fare da collante di questa ricostruzione per metà documentaristica, e per metà onirico-simbolica, del personaggio Felipe, il regista ha scelto un rapper di strada, Sicario, strano cantastorie moderno che va sui luoghi da cui Felipe sarebbe partito e in cui, secondo le testimonianze, avrebbe a vissuto. Per finire, lo scrittore di fantascienza Yoss, personaggio conosciuto dell’universo letterario, non solamente cubano, pluri-invitato a festival e convegni internazionali di letteratura, ragiona sul rapporto ambiguo che sempre, nell’arte visiva come nella letteratura, si instaura tra vero, verosimile e reale. L’insieme è un divertente, folle, strabordante collage di immagini, testimonianze, sensazioni e visioni che raccontano, assime al personaggio Felipe, il sapore di un’isola che, nonostante la povertà e le difficoltà della vita quotidiana, vive ancora sospesa “entre sueño y realidad”.