Felipe Cardeña messo a nudo. In un film dai toni onirici l’avventura dell’artista senza volto

 

posterFinzione o realtà? Una dose ben miscelata di entrambe, forse. È infatti proprio sulla sottilissima linea che divide, consapevolmente, la realtà dalla finzione che si muove il lavoro di Felipe Cardeña, artista eclettico e “imprendibile”, come si definisce lui stesso, celebre ormai per i suoi quadri a sfondo floreale, con alle spalle la partecipazione a due edizioni della Biennale e a diverse mostre pubbliche di livello, a cominciare da quella sul kitsch curata da Gillo Dorlfes alla Triennale di Milano, e a diverse collettive all’estero, da Rio de Janeiro a New York, oltre che a Londra, con il critico Edward Lucie-Smith. Ma chi è Felipe? Metà artista visivo e metà artista di strada, metà funambolo e metà sciamano, Felipe è un personaggio che sempre più si sta imponendo sulla scena internazionale come un artista atipico, eccezionale, che vive, oltre che del successo ottenuto dalle sue coloratissime e strabordanti opere, anche della leggenda della sua vita favolosa.

 

Una vita “al limite”, che  oggi viene raccontata in un cortometraggio dai tono magici e dalle atmosfere oniriche, intitolato Me gusta Soñar, La verdadera historia de Felipe Cardeña (visibile su youtube, all’indirizzo  watch?v=CQEkCHDZQUg), girato a Cuba dal regista Desiderio Sanzi, che da anni divide la sua vita proprio tra l’Italia e l’isola caraibica, e che ha già all’attivo partecipazioni al Festival del cinema latino-americano e alla Biennale de L’Avana. E che, tra testimonianze dirette di chi l’ha conosciuto veramente, ricostruzioni in bilico tra il reale e il favolistico della sua vita e una fotografia densa e straordinariamente poetica, degna della migliore cinematografia internazionale, attraversa in lungo e in largo l’isola di Cuba andando sulle tracce della vita di Felipe.

Partendo proprio dagli attori di strada e dai mimi della Giganteria, organizzazione di stanza a l’Avana che riunisce i migliori talenti di strada dell’isola caraibica, e tra i quali Felipe ha lavorato a lungo. Nato in Spagna, a Balguer, nel 1979, Felipe infatti, nel suo girovagare per il mondo, ha soggiornato a lungo a l’Avana, come testimonia il cortometraggio. Che, tra realtà e immaginazione, ricostruisce un personaggio che, tra una testimonianza e l’altra, diventa pian piano eccezionale, funambolesco, a tratti quasi fiabesco: se alcune testimonianze hanno il sapore incontrovertibile della verità (come quella di alcuni mimi che raccontano come l’artista abbia lavorato diverso tempo assieme a loro, per poi “sparire improvvisamente”, senza alcun preavviso, lasciandosi dietro una scia di mistero e di domande mai risolte), altre diventano invece eccessive, paradossali, al limite (e oltre) il fantastico: in questo modo, si dipana la leggenda di un artista che, prima ancora di diventare protagonista nel mondo dell’arte, aveva già costruito la sua vita come uno strano limbo sospeso tra sogno e realtà, aiutato in questo dal tono fortemente “magico” dell’isola.

A fare da collante di questa ricostruzione per metà documentaristica, e per metà onirico-simbolica, del personaggio Felipe, il regista ha scelto un rapper di strada, Sicario, strano cantastorie moderno che va sui luoghi da cui Felipe sarebbe partito e in cui, secondo le testimonianze, avrebbe a vissuto. Per finire, lo scrittore di fantascienza Yoss, personaggio conosciuto dell’universo letterario, non solamente cubano, pluri-invitato a festival e convegni internazionali di letteratura, ragiona sul rapporto ambiguo che sempre, nell’arte visiva come nella letteratura, si instaura tra vero, verosimile e reale. L’insieme è un divertente, folle, strabordante collage di immagini, testimonianze, sensazioni e visioni che raccontano, assime al personaggio Felipe, il sapore di un’isola che, nonostante la povertà e le difficoltà della vita quotidiana, vive ancora sospesa “entre sueño y realidad”.