in occasione della mostra personale di Matteo Basilé in Cina, presso il 53 Art Museum di Guangzhou (Canton), pubblichiamo un intervento del curatore cinese sul lavoro dell’artista.
di Ji Shao Feng
Ormai è indiscutibile che stiamo vivendo in un periodo in cui le immagini, ormai parte integrante e sfondo della nostra vita quotidiana, stanno gradualmente cambiando il modo di vivere, di pensare, di relazionarsi e di esprimersi. Stiamo perdendo il controllo anche sulla nostra vita privata per demandarlo a televisione, cellulari, computer, Internet. Come risultato, la nostra mente sembra essere dominata dai media e dalla televisione, le nostre scelte di consumatori dalle pubblicità e le nostre vite imbevute di Internet, cellulari e social-network. Questo è proprio quello che induce Terry Eagleton a dire che “è indiscutibile che i simboli culturali si stiano trasformando in un’egemonia dell’immagine”. Appare chiaro che il mondo narrativo di Basilé non solo riflette l’approccio visivo della società e della cultura contemporanee, ma anche un cambiamento significativo nel suo atteggiamento, nelle sue mete e aspirazioni culturali, nell’idea di tracciare attraverso l’arte visiva uno scenario contemporaneo.
Se da una parte le immagini di Basilé sono il risultato di una profonda analisi culturale e storica, dall’altra provengono anche, in ambito più strettamente artistico, da un’indagine su vari ambiti sociali ed estetici, come il rapporto tra società, tempo, natura, immaginazione, sesso, religione, guerra e identità culturale. In un mix tra memoria e fantasia, reale e verosimile, Basilé crea un universo visivo che appare irreale o surreale, ma che è al tempo stesso estremamente vicino al mondo reale.
Per certi aspetti, nella serie di immagini che l’artista, come una sorta di divinità primordiale, ricrea a somiglianza di un suo mondo immaginario, si percepisce una sensazione insieme di pericolo e di violenza, di sacro e di misterioso; nella loro assoluta autenticità e spiritualità, queste opere segnano una forte rottura con la cultura occidentale, nel tentativo di costruire una nuova e differente identità artistica.
Basilé infatti cerca di fondere situazioni della vita reale con elementi d’invenzione che comprendano persone ed eventi dei nostri giorni, come se si realizzasse un sogno fantastico e misterioso, ma nello stesso tempo realistico. Le sue scene appaiono costruite a metà tra realtà e illusione, in una dimensione che potremmo chiamare di una “realtà ricostruita”. Basilé infatti organizza e fotografa, su scenari di vita reale, elementi fantastici e misteriosi.
L’artista possiede la straordinaria capacità di conciliare concetti opposti, come il bello e il grottesco, l’integrazione e l’emarginazione, il naturale e l’artificiale. Esplorando la natura indefinita e transitoria della diversità, sviluppa il suo racconto a tappe, in una continua dialettica tra Oriente e Occidente, tra tradizione e modernità, tra sacro e profano.
Il glossario di Basilé si basa non solo su segni e valori extratemporali e multiculturali, ma comprende visivamente un linguaggio totalizzante, in cui il sogno non è più il soggetto della foto, ma incarna una narrazione tanto riconoscibile, quanto priva di confini. Formalmente, Basilé annulla l’opposizione tra l’immaginario e il reale, creando un complesso sistema di porte scorrevoli per dar spazio alle emozioni. Al contrario del celebre “Il sogno della ragione produce mostri ” di Goya, qui sogno e ragione convergono in un’epifania, dove l’unico e il molteplice sono componenti di un binomio che accomuna sensi e ragione: come scrive Achille Bonito Oliva, “il mondo di Matteo Basilé è un universo iconografico risolto tra manierismo tecnologico e surrealismo pittorico. Nel suo caso, i due movimenti storici dell’arte segnalano l’uso inedito di una citazione che tende alla sintesi e all’affermazione dell’arte come metalinguaggio”.
Se lo spirituale è spesso irraggiungibile, il sogno anzi è accessibile a tutti. I viaggi dell’artista, che paiono simili ai sogni, ci guidano verso diversi piani di comprensione, sia sensoriali che intellettuali, dove riscopriamo all’improvviso aspetti della realtà di solito nascosti all’interno del nostro io interiore.
Matteo Basilé | 53 Art Museum, Guangzhou, Cina.
A cura di Ji Shao Feng
21 dicembre 2013 – 11 febbraio 2014.
19 Huiyuan Street, Huijing Road, Guangyuan Express Road, GZ
http://www.53museum.org