di Vittorio Sgarbi
L’idea è buona. Difficile dire che cosa avrebbero pensato Adolfo Wildt, Arturo Martini, Francesco Messina, dell’accostamento a Livio Scarpella. Inizialmente lo avrebbero trovato troppo accademico, naturalista. E poi, a una seconda lettura, vista la presenza di un Francesco Cairo o affine, avrebbero certamente colto un elemento morboso, vizioso, disturbato, e anche prezioso e necrofilo, che stabilisce un’affinità tra i reliquiari di Scarpella e invenzioni visionarie come Concezione di Wildt.
Scarpella ha fatto buoni studi, ma ha sempre rifiutato di allinearsi con una sensibilità classica, da cui era tentato e per la quale era predisposto. E ha cercato di applicare il suo virtuosismo a soggetti insoliti, anche perversi e morbosi.
La propensione classica è deviata dalla scelta di soggetti ironici e curiosi come Lady Trophy, o eroticamente penitenziali come Out of the Heart. Per questo Scarpella corregge il suo orizzonte tendenzialmente classico; e lo vediamo nel bel bronzo dorato ispirato a Wildt, Ophelia. Ma non teme di misurarsi con i classici come Antonio Corradini in Ghost, arrivando fino a mimare il Tito Livio di Arturo Martini nel proprio Autoritratto.

terracotta policroma, corna di capriolo, occhi di vetro e legno dorato, 55x30x30 cm.
Il Magister ludi e sofisticato collezionista Diego Gomiero gli accosta anche Felice Tosalli e Werter Sever per un dialogo serrato a cui Scarpella non si sottrae, benché il suo spirito, contaminato da un peccaminoso simbolismo, sia tutto contemporaneo, innestando idee nuove su forme antiche.

Il peccato, senza penitenza e con compiacimento è lo stato d’animo nel quale si agita, turbato ma euforico, Livio Scarpella, inseguendo e rappresentando cattivi pensieri che si tramutano in delizie dello stile, in bellezze luciferine, in malizie indicibili e imperdonabili .
Tra gli scultori più geniali e crudelmente ironici del nostro tempo, Scarpella persegue un morboso e immaginario omosessuale dominato da inconsapevoli, “cattivi ragazzi” che avrebbero incantato Saba, Penna, Pasolini, e che egli ci mette davanti con compiaciuto virtuosismo e sublime naturalezza.
Scarpella oscilla tra la Neue Sachlichkeit e la Pop Art in un delirio che rende ingenuo e patetico Jeff Koons, di cui non può riprodurre la sublime stupidità, perché è una spiritosa intelligenza e una cultura “allertata” lo costringono a invenzioni e originali accostamenti.
Ne abbiamo ora una inconfutabile prova. Scarpella sorride su un precipizio e, talvolta, senza suggerirla, illustra, innocentemente, una sensibilità pedofila, con una grazia impareggiabile e in un delirio incorreggibile, com’è di tutti i peccatori che sanno di non poter smettere di peccare.
Il suo spirito dionisiaco, la sua forma apollinea.
La sintesi è perfettamente riuscita. Così, come in questi confronti, la sua rivisitazione della Storia.

Livio Scarpella | Fuori dal tempo
27 marzo | 26 aprile 2014
Milano, Galleria Gomiero
Via Rosolino Pilo 11, Milano
tel. 02 20520250 | 345 2803426
e mail g.gomiero@gmail.com
inaugurazione giovedì 27 marzo alle 18 con un intervento di Vittorio Sgarbi