Lardschneider e lo strano caso dell’uomo che aveva il membro d’oro

Un uomo in piedi su una pila di mattoncini Lego. Vestito interamente di bianco, con il volto e le mani bianche, con le mani stese lungo i fianchi, e un enorme… membro d’oro. È l’ultima opera di Ivan Lardschneider, artista gardenese, che, come da lunga tradizione della valle (da cui in questi anni sono usciti molti protagonisti di spicco del mondo dell’arte contemporanea, da Aron Demetz, di cui Ivan è stato allievo, a Walter Moroder a Willy Verginer, per citarne solo alcuni), lavora prevalentemente col legno: ma, al contrario di molti suoi colleghi e predecessori, Ivan Lardschneider lo fa con un taglio ironico, ludico, giocoso, a tratti al limite del grottesco.

I suoi uomini sono spesso affetti da strane deformazioni: mani grandissime, teste sproporzionate che cadono di lato perché impossibili da tenere ritte sul collo, corpi sbilanciati e deformati; quasi l’artista volesse mimare, con taglio scherzoso e paradossale, l’odierna pletora di malattie psicosomatiche di cui l’umanità del Terzo Millennio, forse più di ogni altra, è costantemente afflitta: mali immaginari, disagi psicomotori, mal di testa, senso di angoscia, di disagio, di panico, di ansia… i corpi deformi e difformi dei personaggi di Ivan Lardschneider appaiono così paradossali simboli dei tanti sintomi psicosomatici di un’umanità che ha fatalmente perso il senso dell’armonia e della misura dell’ “homo vitruviano”.

Ecco allora che non appare un caso che oggi, quest’uomo “difforme” e senza misura, già presente nella produzione di Ivan Lardschneider nella più svariate forme, si ritrovi oggi dotato di un grande e sproporzionato… membro d’oro. Malattia psicosomatica, anche questa volta? Egocentrismo inveterato, o meglio, irriducibile fallocentrismo del maschio occidentale, nonostante e a dispetto e delle batoste subite dal sempre più invadente e omnicomprensivo innalzamento della soglia dei diritti, delle pretese e delle rivendicazioni femminili e femministe, che del tradizionale strapotere maschile hanno messo in crisi le stesse basi sociali e culturali, al punto da ridurre il maschio alla sbiadita controfigura di se stesso, sempre più femminilizzato nella moda, spodestato del suo ruolo autocratico in famiglia, detronizzato nella coppia, colpevolizzato nel suo ruolo di “maschio cacciatore” da una sempre più fitta e dilagante rete di regole sociali, convenzioni, leggi, quote rosa e via legiferando senza freno e senza sosta, riducendolo, quanto a immagine sociale, alla parodia di uno strano essere spurio, indeciso, insicuro, privo di un ruolo stabile e organico nella famiglia, nella coppia, nella società?

Ecco allora che la scultura “Ce l’ho d’oro” di Ivan Lardschneider pare davvero in tutto e per tutto la paradossale metafora (tutta mentale) di ciò che il maschio moderno vorrebbe forse ancora essere e non può, o non riesce più, a essere… quel maschio, così detronizzato e fatto scendere a forza dal piedistallo su cui stava, tronfio e sicuro di sé, fino solo a un paio di generazioni fa. Ma, dentro di sé, ancora sicuro e certo di… avercelo d’oro, e duro, senza se e senza ma.

Alessandro Riva

Ivan Lardschneider

Affordable Art Fair Milano
19 – 22 Marzo 2015

Superstudio Più, Via Tortona, 27, Milano

Galleria Per Capita, stand B3

http://affordableartfair.com/milano/

http://www.percapitaartecontemporanea.com/