Una luce in fondo al mare? Sì, ma non è la Madonna, né un santo. È invece quella di una luminaria che rappresenta il perimetro della Sicilia, opera dell’artista palermitano Domenico Pellegrino. Che, nei giorni di massima affluenza di barche di migranti, e purtroppo anche di episodi di naufragi, nelle acque del Mediterraneo, l’artista ha calato nel fondo del mare, proprio di fronte all’isola di Lampedusa, una tra le mète principali del primo arrivo di migranti dal Nord Africa. Un simbolo forte, di grande impatto emotivo oltre che visivo (e molto elaborata dal punto di vista tecnico), che unisce la tradizione linguistica siciliana – quella delle luminarie, che Pellegrino ha spesso utilizzato nelle sue opere, così come i motivi dei carretti siciliani, utilizzati per decorare le sagome dei supereroi –, con le suggestioni provenienti dalle storie di cronaca che leggiamo quotidianamente sui giornali, con il loro carico di tragedie umane e di sofferenza.
Il titolo dell’installazione è “Cosmogonia Mediterranea”, come quello del videoche l’artista sta realizzando per documentare l’intera operazione, che prevede diverse tappe museali in giro per l’isola, fino a sbarcare al Museo Riso di Palermo nell’estate del 2017, dove per l’appunto il video verrà presentato per la prima volta al pubblico. A quel punto, anche l’opera tornerà a brillare, sempre nelle acque di Lampedusa, per due mesi interi, durante i quali sarà visibile da tutti.
Operazione assai articolata dal punto di vista organizzativo, ma anche molto complessa dal punto di vista tecnico. Realizzata in ferro zincato, dipinto a mano, di circa 4 metri di lunghezza, e dal peso di 160 chili, la Sicilia di Pellegrino è infatti dotata di un sistema di luminarie con una serie di piccole luci che richiamano appunto quelle usate nelle feste patronali siciliane. “Ma non è stato facile”, spiega l’artista, “adattare le luminarie perché potessero accendersi anche sott’acqua. Bisognava infatti prima di tutto modificare le lampadine per superare il problema della pressione e dell’usura del sale a mare. Successivamente, poi, ho dovuto resinare anche ogni più piccola saldatura, per evitare che l’acqua vi filtrasse all’interno, creando un cortocircuito. Per accenderla, infine, abbiamo predisposto dei pannelli fotovoltaici, che si collegano all’opera attraverso una boa posta a poca distanza, sulla superficie del mare”. Un’operazione che ha visto diversi soggetti collaborare tra loro, sia istituzionali che privati: dalla Soprintendenza del Mare, al Museo Riso, al Comune di Lampedusa e Linosa, all’Area Marina Protetta Isole Pelagie, oltre a sponsor e fondazioni private, che hanno appoggiato l’operazione dal punto di vista economico, a cominciare dalla Fondazione Maimeri, per continuare con Dimore Vacanze Cala Palme, Elenka e Diving Pelagos. Un bel parterre per un’operazione che ha come scopo quello di sensibilizzare sul dramma costituito dalle migrazioni di massa, ma anche di fornire un’immagine della Sicilia come terra d’accoglienza, positiva, solare, prima di tutto fatta di umanità, di luce e di calore.
“La mia Sicilia”, dice ancora Pellegrino, “terra di approdo e di accoglienza, diventa terra di luce e nel suo mare trova la sua collocazione migliore. Io immagino una luce che dà speranza, una luce che nel suo di significato divino riconduce alla vita, all’amore, alla verità”. Un’icona positiva, insomma, che attraverso il simbolo della luce porti un sentimento di gioia e di ottimismo. “Vederla brillare sott’acqua”, dice ancora l’artista, “è davvero incredibile. Ti destabilizza. Perché non ti aspetti mai di vedere la luce sott’acqua. Al buio, sott’acqua ti senti perso, non hai più punti di riferimento. Così, ancora di più, vedendola brillare nel buio del fondo marino, la luce diventa la tua sola salvezza di vita, di speranza. Una metafora di quel che accade ogni giorno, ai migranti che arrivano dal buio del mare, su imbarcazioni di fortuna, con l’ansia e la paura come compagne, e scorgendole da lontano vedono le coste della Sicilia illuminate come un faro”. Quel faro che è un simbolo di speranza, che oggi è rappresentato magistralmente dalla Sicilia sottomarina di Domenico Pellegrino, che brilla sul fondo del mare. Proprio come una Cosmogonia Mediterranea.