Luigi Serafini reinterpreta “Le storie Naturali” di Renard
Luigi Serafini è uno dei grandi talenti italiani refrattario a qualsiasi definizione: pittore e scultore, ma anche architetto, ceramista, mastro vetraio, regista d’opera, scenografo, designer dell’assurdo e dell’impossibile, che, per dirla con Vittorio Sgarbi, “non ha mai inventato un bicchiere in cui si potesse bere, una sedia dove ci si potesse sedere, un vaso che potesse contenere qualcosa”; è, insomma, un talento a tutto tondo, amato più all’estero (come accade spesso) che in Italia: il suo Codex Seraphinianus, uscito nel 1981 da Franco Maria Ricci, introvabile nell’edizione originale (e finalmente ristampato da Rizzoli nel 2007), è considerato una reliqua artistico-bibliografica e un libro di culto (vedere, per credere, le centinaia di siti internet di tutto il mondo dedicati al Codex, oltre a quelli dedicati al vano tentativo di decrittarlo e di trascriverlo in una delle tante lingue conosciute).
Oltre ad avere nel suo curriculum mostre in importanti spazi pubblici italiani (l’ultima personale è del 2007, al Padiglione d’arte contemporanea di Milano), Serafini è anche stato invitato a partecipare a numerose iniziative di Italian Factory: dalla sua presenza, nel 2003, come “clandestino” all’interno della mostra “La nuova scena artistica italiana” a Venezia, nell’ambito della Biennale; a “Iconica – arte e archeologia” in diversi siti archeologici siciliani nel 2004 (mostra a cui parteciparono, tra gli altri, Chia, Ontani, Rotella, Velasco, Demetz, Vim Delvoye); a “Miracolo a Milano”, nel 2005 al Palazzo della Ragione, sempre a Milano. Nel 2003 Italian Factory ha pubblicato anche un libro di Serafini, con un testo di Vittorio Sgarbi.
Ora, per i 60 anni della Bur (la storica collana dei Tascabili Rizzoli), a Serafini è stato chiesto di accompagnare, con i suoi disegni, uno dei primi, storici libri del catalogo Bur: Le Storie Naturali di Jules Renard. L’idea è venuta al direttore della Bur, Ottavio Di Brizzi, che assieme a Serafini, ha chiamato Enzo Mari, che ha trasformato in un puzzle La vita: istruzioni per l’uso di Georges Perec; e Peter Saville (responsabile della grafica dei Joy Division), che ha reinventato Justine di De Sade (una curiosità: originariamente, del progetto doveva far parte anche Cattelan, con una interpretazione di Guerra e Pace, ma poi la sua presenza è sfumata).
Per quest’occasione, abbiamo dunque chiesto a Serafini di raccontarci le “sue” storie Naturali: un bellissimo libro d’artista che ospita – oltre, naturalmente, ai racconti di Renard -, un ricco erbario fantastico, disegnato da Serafini, in parte stampato direttamente sulle pagine del libro, e in parte raccolto in una serie di “tasche” interne al libro, come una piccola foresta di foglie sparse, realizzate in cartoncino fustellato.
Intervista realizzata da Alessandro Riva
Luigi, in questi anni hai realizzato donne-carota in grandezza naturale, conigli mannari-serial killer, uova di mucca con la coda, pesci canterini, GalGalline dalla doppia testa, e molti altri animali fantastici, che sarebbero stati assai bene nel famoso Manuale di zoologia fantastica di Borges. Ci racconti come sei arrivato ora a creare questo erbario fantastico a corredo delle Storie Naturali di Jules Renard?
Tutto, come sempre è stato generato un po’ dal Caso, che per me è ormai un’entità ben definita: il Signor Caso, appunto. Allora, il direttore della BUR mi propone un “libro d’arte” per il 60° della BUR, da cercare tra i titoli della collana. Io, che sono cresciuto a pane, BUR e marmellata, mi portavo appresso da quasi cinquant’anni un “grigino” (gli storici librettini Bur, ndr): le Storie Naturali di Renard. Mi era stato regalato dai genitori , vista la mia passione per la Natura. Non l’avevo mai letto. Capii subito che quello sarebbe stato il libro.
Perché la scelta di “aggiungere” altro materiale letterario-fantastica, anziché, come avviene tradizionalmente, semplicemente “illustrare” ciò che Renard aveva già raccontato con la scrittura?
A me in via generale non piace l’illustrazione, perchè toglie, condizionando il lettore verso immagini che magari non immagina in quel modo. Preferisco un’interpretazione/collaborazione, una struttura parallela che amplia lo spettro immaginativo. In questo caso ho pensato a un controcanto botanico, ovvero a creare una specie di sfondo alle Storie Naturali…
Le tue foglie sembrano dei veri e propri “tipi umani”, seppure in forma di foglia: vizi, virtù, tic, manie, piccole vanità di un universo fantastico, nel quale però è facile rintracciare le stesse particolarità che contraddistinguono la natura umana. Dobbiamo pensare che il tuo erbario visivo – come avviene, spesso, anche con la grande letteratura fantastica – sia in realtà una sorta di catalogo morale per raccontare e mettere alla berlina vizi e virtù del mondo degli umani?
Confesso di essere un po’ antropocentrico… ma anche le piante spesso lo sono, sopportando con pazienza i nostri tic quando per esempio le facciamo ” lavorare” nei nostri giardini…
Tra le tue foglie c’è la Rubus Auriflammeus, la Quercus Albulepta, la Juliflora Elegans, la Sofapendula Recubans, la Arbiscula Semprevirens, la Druphilla Georgensis… tra queste ce ne sono di buone da mangiare, o per condire l’insalata, o di piccanti, o di velenose, o magari di irritanti? Ci sapresti dire qualcosa in più su alcune di queste foglie, o dobbiamo rassegnarci a lavorare d’immaginazione, solamente guardandole?
Lavorare d’immaginazione credo sia il più bel lavoro che ci sia dato fare. Infatti non ha alcuna protezione sindacale. Comunque nei nomi latini si celano molte tracce… Buon Lavoro!
Il tuo erbario fantastico arriva 28 anni dopo la pubblicazione del Codex Seraphinianus. Che differenza c’è nel tuo approccio al disegno e all’immagine tra ieri e oggi?
Allora, il Codex era un meta-libro, mentre le Storie Naturali sono un Metà-libro… metà mio e metà di Renard…
Tra i tuoi maestri ideali, Sgarbi in un famoso testo aveva citato Leonardo ed Eta Beta, “del primo possedendo la mano e il talento, del secondo le soluzioni impossibili”; ancora Sgarbi aveva poi inserito, nella biblioteca ideale serafiniana, Arcimboldo, Holbein, Wiligelmo, Man Ray, Bosch, Carpaccio; mentre Italo Calvino aveva elencato, come predecessori delCodex, Le Metamorfosi di Ovidio, la Nonsense Botany di Edward Lear, la Botanica Parallela di Leo Lionni; e Federico Zeri aveva indicato anche Borges, Bosch, le Macchine inutili di Munari, Gaudì, Savinio… Con questa nuova tappa del tuo lavoro credi che ci sia bisogno di allungare la lista dei predecessori?
La battuta citata fu da me suggerita a Sgarbi qualche decade fa. In una trasmissione della domenica con la Carrà, Vittorio aveva uno spazio dove presentava uno o due artisti. Ricordo che decise di presentarmi all’ultimo momento, per cui mi chiese un quadro al volo. Così gli mandai una tela che lui non aveva mai visto e su cui stavo ancora lavorando. Appena la ricevette, mi chiamò dagli studi televisivi, per chiedermi cosa rappresentasse. Gli risposi che si trattava di un’opera a metà tra Masaccio e Walt Disney. Alla tua domanda potrei rispondere ora che questo è un lavoro a metà tra Jules Renard e Luigi Serafini.
Come postfazione al libro c’è un tuo quadro che rappresenta un vaso di fiori, e che si intitola Valdaso, essendo stato dipinto a Pedaso, nelle Marche, nel 1960. Ci racconti la storia di quel quadro?
La precocità nelle arti esiste. Il talento si manifesta prestissimo e se poi diventa dominante ci si trova di fronte a quella cosa chiamata “vocazione”. Che è poi un destino, una prigione o una grazia, a seconda dei punti di vista. Per esempio Mozart non compose a 9 anni le prime opere? In realtà in quell’estate del 1960 ero stato a scuola da un pittore che aveva uno studio a Pedaso, con dei finestroni che guardavano il mare. Era un pittore accademico, che faceva marine, nature morte e ritratti che finivano nelle case dei farmacisti o dei geometri locali. Mi sono sempre portato dietro quel cartone telato che ora ho incorniciato nella mia cucina romana. In fondo è la mia vera Carta d’Identità, che dovrò probabilmente mostrare in caso di Giudizio Universale…
Che cos’è questo libro: un semplice libro illustrato, un’opera d’arte a se stante, un volume da collezione, una sorta di codice miniato contemporaneo…?
E chi lo sa?
In conclusione: ci dici un buon motivo perché un appassionato d’arte non possa fare a meno di comprare le Storie Naturali di Renard reinterpetate da Serafini?
L’appassionato d’arte avrà una piccola mostra portabile di Serafini a prezzo modico, e non è male, visto che di mostre ne faccio poche. L’investitore d’arte farà un buon affare, perchè se questo libro segue il trend del precedente Codex, avrà un incremento annuo superiore a qualsiasi investimento non tossico. E poi si possono imprestare agli amici le numerose foglie fustellate che sono contenute dentro le tasche del libro… carino, no?
Jules Rinard
Le Storie Naturali. Con foglie e fogli di Luigi Serafini.
Edizione speciale, tiratura di 600 copie numerate e firmate dall’artista.
Rizzoli editore, pagg. 262, prezzo € 300,00.
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