La fine della storia secondo Gligorov

Robert Gligorov, TEOH, 2013

Si intitola “TEOH”, acronimo di The End of History, il nuovo lavoro di Robert Gligorov, e rappresenta un uomo con un buco, anzi una voragine, proprio al centro del volto, che gli cancella completamente i lineamenti. Ispirato al lavoro del politologo americano Francis Fukuyama, secondo quale il concetto stesso di storia così come l’abbiamo conosciuto e considerato, dai Greci fino al Novecento, è andato via via estinguendosi fino a scomparire, il lavoro di Gligorov assume oggi il sapore di un’atroce profezia per il futuro dell’Occidente e del mondo in generale: il suo uomo, privo ormai di volto e di identità (che secondo l’artista rappresenta il simbolo di un potere che ha ormai perso tutte le caratteristiche che fino ad oggi lo avevano contraddistinto), appare allo stesso tempo come la metafora più viva e più drammatica di un uomo – l’uomo del secolo XXI – che, perso nella trappola di un presente ipertecnologicizzato, post-ideologico e a tratti persino post-umano, non riesce più a riconoscere né ad avvalersi di alcuno dei valori che da secoli l’avevano retto e che avevano dato senso al suo agire. Così l’uomo di Gligorov, privo di volto e di identità, se è certamente metafora di un potere che ha perso e capacità di controllo, carisma e capacità di comprensione e comunicazione col popolo che dovrebbe rappresentare e giovernare, appare anche come il simbolo stesso della crisi che attanaglia ciascuno di noi – uomo fra uomini fatalmente privati ormai di ogni bussola, di ogni valore condiviso, di ogni passione che non sia quella impostaci da una società sempre più spettacolarizzata, consumistica e isterizzata oltre ogni possibile previsione.

Alessandro Riva