di Christian Gangitano
Oggi, proprio mentre Marvel, Lucas e Pixar si uniscono all’impero di Disney contro il regno di Hello Kitty e Pokemon e persino le grandi catene di supermarket celebrano le saghe dei supereroi tradizionali, anche l’arte contemporanea, da qualche tempo, ha preso a occuparsi con una certa costanza degli invincibili eroi multimediali e multitask che erano un tempo “solo” saghe a fumetti in bianco e nero.
La produzione che ci viene offerta dalle culture internazionali e dagli strumenti visivi pop e dai social media ci pone di fronte ad un’ibridazione sempre più marcata, di cui quella tra uomo e animale è un ottimo esempio che ha radici millenarie, dal Minotauro ai centauri ai Tokusatsugiapponesi, fino alle divinità indù. La metamorfosi ha sempre fatto breccia nell’immaginario collettivo occidentale e orientale. Da Ovidio agli hentai(che significa appunto metamorfosi) possiamo affermare l’esistenza di una globalizzazione millenaria dell’immaginario artistico che si ispira al connubio uomo-animale.
Persino le “pet” photo gallery seriali di cani e gatti su Instagram e Facebook lasciano presagire un trend fino ad ora poco esplorato: il regno animale torna così ad essere protagonista, proprio quando si credeva finita l’epoca degli istinti primordiali e ancestrali sovvertiti dal web 2.0 e dai devicedilaganti. Va in questa direzione l’analisi degli artisti esposti a Super Pop Zoo, che reinterpretano le icone dei Supereroi animali, super creature dai poteri o sembianze che vengono dal mondo animale o ne esaltano le qualità: pipistrelli, ragni e vari insetti, felini, cavalli e fauna canina di ogni genere, pet addomesticati o mostri antropomorfi.
Ogni artista presenta diverse chiavi di lettura del fenomeno, tra ironia, divertimento, disincanto e anche un po’ di provocazione: lo zoo dei super eroi, la super fauna, il super potere animale come la vista, la forza, l’istinto, la resistenza o la saggezza che ognuno di noi avrebbe sempre desiderato avere. Un insieme di linguaggi, suggestioni e poetiche diverse legate tra loro dalla scelta di linguaggi ibridi che ci riportano ai mondi del fumetto, della comunicazione social network, della pubblicità, della moda e del design, laddove la differenza tra marketing, brand e fine arts si assottiglia sempre più.
Ecco allora le grandi composizioni di street artists come Bros e le sue “assenze” che sfondano la barriera del suono eretta dagli storici dell’arte tra linguaggio Pop e concettuale, Pao e i suoi pinguini urban art, che con la forza dei loro messaggi diretti sulla strada, e sugli oggetti d’uso quotidiano, entrano nell’immaginario della gente comune; ecco i collages coloratissimi “flower power” di Felipe Cardeña, in bilico tra sacralità e immaginario pop, connotati da un inconfondibile stile “kitsch elitario” (come l’ha definito Gillo Dorfles); ecco i personaggi “graffianti” a metà strada tra fumetto e satira di Dario Arcidiacono, la raffinata pittura lowbrowdi Max Ferrigno che afferma come sempre la sua vocazione per la cultura giapponese e dei toys anni ’80; il pop surrealismo di Angelo Barile, esponente di spicco del nuovo figurativo di narrazione simbolica, che ci ricorda quanto la pittura tradizionale abbia ancora da dire se ha la capacità di rigenerarsi e confrontarsi con l’immaginario collettivo contemporaneo; e ancora gli assemblage, le idee, i simboli delle culture pop, il culto dell’icona delle star hollywoodiane come Marylin di Omar Ronda, “mostro sacro” dell’arte italiana, appartenente a uno dei filoni più importanti del new pop europea.
Inconfondibili i supereroi “glocali” di Domenico Pellegrino, decorati come i carretti siciliani ed eredi della migliore tradizione scultorea italiana, come lo sono le creazioni di Hiroto Kitagawa, che mescola le carte tra la cultura dei manga e delle anime, e tra le ultime tendenze pop giapponesi e i maestri carraresi, dove si è formato per apprendere i segreti della lavorazione del marmo e dell’argilla; ed ecco, ancora, i personaggi japan pop di Tomoko Nagao e la sua arte cross-mediale, dalla cifra stilistica inconfondibilmente “kawaii” che rappresenta oggi una delle migliori allegorie del consumo e della globalizzazione, dove tra icone della storia dell’arte e brand di successo mondiale non ci sono più gerarchie; ecco i luoghi immaginari di Anna Muzi con i suoi objets trouvés,ai quali è capace di dare una seconda vita; la sapiente miscela tra nuova astrazione e figurativo dello scultore e pittore siciliano Alex Caminiti, le figure stile “santini” di Alfredo Cannata, artista della prima ora del neo pop in Italia, ispirato dai manga e dai fumetti dalle importanti saghe dei supereroi, le fotografie di Ph Greg, che utilizza il foto ritocco e gli accessori pop più svariati come tavolozza per catturare il nostro sguardo; e ancora due “bandiere” provenienti dalla migliore scena della vivace scena Pop italiana: sono gli onnivori Max Papeschi e Francesco De Molfetta, che si nutrono di iconografia cinematografica, pubblicitaria, storica, simbolica e decisamente ironica, capaci sempre di stupire e provocare in modo smart.
E ancora, lo stile fantasy di Antonella Casazza, che elabora con risultati surreali combinazioni di resa realistica ammaliata tanto dall’icona sacra quanto dal packaging più diffuso; Diego Dutto trae invece spunto da animali di origine antichissima per una sapiente miscela tra tartarughe “ninja” e cyborg, surfing tra icone pop e la meccatronica; mentre l’artista macedone Robert Gligorov crea sempre un corto circuito sensazionalistico tra reale e immaginario, suscitando interrogativi su tematiche importanti come l’identità della persona oppure sulla mutazione del corpo umano, e infine le lattine di Sara Baxter, attrici capaci di rifarsi sempre il trucco e entrare ogni volta in una nuova storia grazie a un semplice cambio dell’etichetta.
“SuperPopZoo. I supereroi animali”
a cura di Christian Gancitano
10 / 26 luglio 2015
Ex-Complesso Conventuale San Francesco
via XXIV Maggio 5, Alessandria