“Ho sempre avuto un bisogno ripugnante di essere qualcosa di più dell’essere umano”, dichiarò David Bowie in un’intervista del 1976 a Rolling Stone. Questa frase mi è risuonata in testa più volte in questi giorni, dopo la morte di George Floyd, un afroamericano soffocato da un poliziotto che gli ha tenuto premuto il ginocchio per sette minuti sul collo. Sì, l’essere umano quando vuole sa essere davvero ripugnante, Bowie aveva ragione.
Il Duca Bianco, a volte meticolosamente, altre volte senza neanche accorgersene, ha innescato un processo di carattere interdisciplinare: lapalissiano esempio è la copertina cult dell’album Space Oddity del 1969, per la quale Bowie sceglie ad immortalarlo il fotografo Brian Ward e uno sfondo blu, ispirazione fedele ad un disegno di Vasarely, padre dell’Optical Art.
Bowie amava andare oltre se stesso e ci riusciva sempre, come per il suo ultimo video, uscito appena pochi giorni prima che morisse: Lazarus si apre inquadrando uno stipo, nel quale Bowie entra per nascondersi fino a “stiparsi”, simboleggiando così il termine delle sue mille espressioni artistico-esistenziali.
A proposito di “Space Oddity”: alle 21.22 (ora italiana) di sabato scorso il razzo Falcon 9 della SpaceX si è staccato dalla rampa 39A di Cape Canaveral. Speriamo che Bob Behnken e Dug Hurley siano di esempio all’America per andare oltre se stessa.
Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci