In principio era il pinguino. Poi sono venuti coccinelle, polpi, conigli, api, esseri alieni e strane creature di ogni sorta e di ogni razza possibile, e anche impossibile. Così Pao – al secolo Paolo Bordino – uno dei più interessanti e versatili street artists italiani, in questi anni ha saputo reinventare, pur in un’assoluta coerenza e continuità formale, il suo stile unico e volutamente semplice e popolare, costruendo intorno a sé e alla sua multiforme opera un vero e proprio universo, non solo virtuale e bidimensionale ma anche tridimensionale, fatto non solo di tele ma sempre più anche di oggetti, di bizzarre sculture in bilico tra arte e design, di un innovativo e curioso laboratorio fantastico e trasversale che, come nei sogni degli artisti futuristi, “ricostruisce” il mondo intero a sua immagine e somiglianza.
A Torino, l’ultima “sorpresa” dello street artist milanese non lo ha visto protagonista di una mostra, ma di un vero e proprio “laboratorio scientifico” (aperto fino a gennaio 2014). Un laboratorio che ha invaso gli spazi della galleria Square 23 (via San Massimo 45), ma anche le strade torinesi, con personaggi bizzarri e fantastici, anomalie genetiche, esseri mutanti, oltre, ovviamente, agli ormai celeberrimi pinguini, che col tempo sono diventati la “firma” dell’artista.
Si intitola “Neoplasia” (dal greco néos, «nuovo», e plásis, «formazione», a indicare “una massa abnormale di tessuto che cresce in eccesso ed in modo scoordinato rispetto ai tessuti normali”) la complessa operazione messa in piedi dallo street artist milanese, a indicare una patologia che invade ogni settore e ogni campo della società contemporanea, persa in un informe e caotico crescere a dismisura di elementi informi, organismi geneticamente modificati, formazioni ibride e fuori controllo.

Oggetti, quadri, creature deformi e strani “casi clinici” sono diventati così protagonisti della nuova produzione di Pao, ma anche metafore di un tempo che non sembra avere perso ogni rapporto con il “naturale” in favore di un’artificialità sempre più invadente e onnipresente.
Gli oggetti e i personaggi del curioso “laboratorio” di Pao vengono presentati con tanto di cartellino identificativo e di scheda tecnica, mentre coccinelle, alieni, arance e limoni geneticamente modificati – e ancora ready-made come la Red Zebra stradale e una ironica e terribile bomba-ananas marchiata Del Morte, o l’ape realizzata in scala 1/144 della bomba nucleare modello “Fat Man” sganciata su Nagasaki -, diventano, tutti insieme, il simbolo, giocoso e divertito ma non per questo meno inquietante, di una bizzarra post-umanità in cui siamo tutti, da tempo, immersi senza quasi più neanche rendercene conto.
