di Alessandro Riva
Metti una mattina come tante a New York, in cui il cielo è limpido e terso e le luci della baia si riverberano sulle finestre dei grattacieli di Manhattan. Da un grattacielo un po’ più alto degli altri, guardiamo in basso e attraversiamo con lo sguardo lo skyline della città più fotografata del mondo. Qualcosa di strano, però, all’improvviso cattura il nostro sguardo. Sul tetto di un grattacielo a poca distanza da noi, la più bizzarra delle scene immaginabili. Due mucche, una pezzata bianca e una sui toni del marrone, pascolano tranquillamente, brucando l’erba, incuranti della stranezza della loro ubicazione. Allucinazione? Sogno? O solo una scheggia impazzita della nostra realtà quotidiana? È solo una dei tanti, bizzarri scenari immaginati, e realizzati con taglio iperrealista e grande attenzione al dettaglio, dal talento surreale e ironico di Andrea Baruffi, illustratore e pittore italiano di stanza a New York, oggi in mostra alla Galleria Forni di Bologna.
E proprio New York è la città in cui l’artista ha voluto ambientare questo suo sogno pittorico, in parte iperrealistico e in parte surreale, nel quale tigri e pantere girano indisturbate per la città, aggirandosi intorno ai celebri chioschi di hot dog che costeggiano le strade di Manhattan, gruppi di conigli di ogni taglia e colore attraversano le strade sotto lo sguardo indifferente dei passanti e degli automobilisti, schiere di topi seguono, ordinatamente, un impassibile pifferaio magico a due passi dall’Empire State Building, e colonie di lumache proseguono ordinatamente lungo le corsie dedicate ai “veicoli lenti”, bizzarra parodia delle più consuete piste ciclabili ormai abituali in tutte le città contemporanee.
Le scene dipinte da Andrea Baruffi paiono divertite e divertenti trasposizioni pittoriche dei nostri sogni infantili. Chi, infatti, non ha immaginato almeno una volta una sorta di capovolgimento surreale della realtà quotidiana, magari proprio sognando che gli animali si riprendessero, per un momento, gli spazi che l’uomo, con la sua tecnologia e la sua civiltà, ha loro sottratto? Ecco allora che il genio creativo di Baruffi ci fa tornare là dove la civiltà dell’uomo ci impedisce di andare: nel regno della più pura dimensione del fantastico, immersa però in una solidissima e ferrea griglia di dettagli realistici. Se l’ambientazione sembra infatti uscita direttamente dall’immaginario cinematografico contemporaneo – quello delle commedie brillanti di cui Hollywood ci ha dato negli anni infinite prove – e lo stile sembra riconducibile all’ambito del più tradizionale iperrealismo pittorico, lo scarto in direzione della dimensione fantastica è la marcia in più che fa guadagnare ai quadri di Andrea Baruffi un posto di riguardo nel panorama del realismo contemporaneo. La sua metropoli trasformata in uno zoo a cielo aperto pare infatti una metafora perfetta di un mondo nel quale lo scarto tra immaginazione e realtà si fa sempre più labile e sfuggente, e dove le antiche regole che separavano la vita reale dalla dimensione onirica paiono, grazie al proliferare incontrollato di realtà virtuali, schermi sparsi ovunque sul tessuto urbano, videogiochi, parate carnevalesche, reality show, la stessa vita trasformata in un incessante spettacolo, dissolversi fino quasi a scomparire.
Così, lo spettacolo surreale di giraffe dal lungo collo che camminano lungo Times Square di fianco a lunghe limousine dai vetri rigorosamente oscurati, di splendidi pavoni intenti a fare la ruota agli incroci, di file di paperelle che sfilano tranquillamente lungo strisce pedonali a loro appositamente dedicate, di stormi di uccelli gialli e gruppi di farfalle, sempre gialle, che sembrano seguire, per assonanza cromatica, i gialli taxi di Manhattan, sembrano davvero niente di più che il prolungamento di quei sogni a occhi aperti che sembrano costellare la nostra bizzarra esistenza.
Non ci dovremo allora stupire troppo se, un domani, ci troveremo davvero a osservare, come avviene nei quadri di Baruffi, agili delfini saltare sotto i nostri occhi sbigottiti nella fontana di fronte al Metropolitan Museum, o coccodrilli, volpi e serpenti uscire ordinatamente dalle scale di una qualsiasi stazione del metrò, o greggi di mucche pascolare in Central Park, o tartarughe di taglia gigante attraversare la strada, incuranti del traffico newyorchese, che, per un momento solo, quasi volesse rendere omaggio alla conquista della realtà da parte del bizzarro regno della fantasia, per un lungo istante si blocca educatamente, per farle passare.
Andrea Baruffi | A day in the Jungle
fino al 1 dicembre 2015
Galleria Forni
via Farini 26/F, Bologna
+39 051 231589