di Emanuele Beluffi. Da alcuni giorni mi arrivano via mail gli inviti alle prossime inaugurazioni: il circo riprende l’attività adesso, subito, come Vittorio Feltri ai microfoni della Zanzara di Cruciani (“Devo mandare la pubblicità, ce lo dici dopo“. “No adesso, subito, dì a Parenzo di andare a fare in culo, ciao“).

#milanononsiferma era lo sciagurato hashtag di Beppe Sala e infatti s’è visto: con Wuhan e Bergamo ha condiviso per un po’ il titolo di epicentro mondiale della pandemia. Intanto l’ennesima invenzione chic che-piace-alla-gente-che-piace, cioè la Milano Art Week per l’uomo che non deve chiedere mai un lavoro (i miei lettori più piccoli non possono cogliere il senso di questa citazione) veniva posticipata a settembre, con l’idea che magari dopo le vacanze il virus sarebbe andato via da Milangeles. E infatti.
“I luoghi della cultura non sono pericolosi“, dice l’assessore Del Corno: infatti gli assembramenti al Billionaire sono Forza Covid, invece musei e gallerie sono come il castello del Principe Prospero dove la peste non entra. Il Covid colpisce i buzzurri delle discoteche, mentre gli assembramenti alle inaugurazioni delle mostre immunizzano e profumano di rose: perché allora i responsabili comunicazione dell’amministrazione Sala non si inventano un altro hashtag dello stesso livello d’intelligenza del precedente #milanonosiferma? Suggerirei un bel #laculturabatteilcovid.
Il mondo dei frequentatori dell’arte contemporanea di Milangeles non lo ammetterà mai perché è schizzinoso, ma condivide lo stesso dress code altezzoso del Billionaire: non fa fino indossare mascherina e scafandro al vernissage e poi come fai a discorrere delle solite amenità stando a 9 metri di distanza? (la stessa obiezione al Billionaire: come fai a parlare con l’altro se indossi la mascherina e c’è la musica a 200 decibel?).
Ai vernissage (da pronunciare con la R arrotata) di settembre ci saranno quelli e quelle (soprattutto quelle) con la mascherina d’artista, un po’ speciale, diversa, per non fare brutta figura e darsi un tono: perché loro, i frequentatori delle mostre, sono diversi, hanno la corazza della cultura. Il Covid colpisce solo gli sbruffoni della vita Smeralda. Gli stessi che comprano l’arte e permettono al circo di esistere.