Felipe Cardeña, una targa a Cuba per il “mimo giramondo”. La notizia in un blog latinoamericano

Felipe Cardeña? Ha realmente vissuto e lavorato a L’Avana, dove, “in segreto e senza pubblicità”, ha realizzato “alcune delle sue opere più famose”. E una targa, spuntata sul muro di un antico palazzo de L’Avana Vecchia, il centro storico cittadino, sta lì a dimostrarlo. La scoperta viene direttamente dall’isola di Castro, che oggi vive un momento di grande fermento ed euforia grazie al “vento nuovo” creatosi con il disgelo con l’America di Obama e le aperture verso l’Occidente. Tra queste, la “rivoluzione telematica” che ha portato al primo approccio di massa dei cubani alla connessione internet (apertura di postazioni wi-fi a L’Avana e nelle altre città, internet-mania che coinvolge i giovani, che si riversano a centinaia in strada con lo smartphone per collegarsi alla rete), con relativa apertura ai social network e alle pratiche di comunicazione digitale, come i blog.

Ed è stato proprio un giovane blogger cubano, il ventunenne Yoyi Gorrin Acosta, a postare nei giorni scorsi un articolo, poi ripreso dalle pagine culturali latinoamericane di un aggregatore di blog internazionali, Blasting News, per raccontare la sua particolare passione per la vicenda del “misterioso artista Felipe Cardeña”, “sfuggente come Banksy”, “avvistato in tutto il mondo con le sue opere floreali”. Sulla cui vita misteriosa, oggi – racconta sempre il blogger dalle pagine di Blasting News, rilanciandolo poi, con l’aggiunta di ulteriori foto, dalle pagine del suo profilo Facebook– si aggiunge un tassello: la scoperta di una targa commemorativa “in marmo, scolpita nel più classico stile sepolcrale cubano, che risale ad almeno una decina d’anni fa”, che recita testualmente: “En esta casa vivió y/Trabajó/Felipe Cardeña. Mimo/Trotamundos niño de flor./En Secreto y sin Publicidad/inventó algunas de sus obras/más famosas.” (In questa casa visse e/lavorò/ Felipe Cardeña./Mimo/giramondo e figlio dei fiori./In segreto e senza pubblicità/inventò alcune delle sue opere più famose”).

“Chi l’ha messa?”, si chiede il blogger nel suo articolo. “Non si sa. Chi abita nei pressi di questa abitazione dice di averla vista lì da molto tempo: i vicini non sanno dire chi l’abbia messa, né quando. “L’ho sempre vista lì”, dice Kamila Rodriguez, che abita a pochi passi di distanza. “Forse è stata l’Accademia di Belle Arti”, azzarda un uomo che ha un negozio a pochi metri. “O magari le autorità del Municipio”. “Di certo, però”, conclude il blogger, “qualcuno la targa l’ha messa”.

Ed ecco il racconto completo del ritrovamento della targa da parte del giovane cubano, che spiega il suo interesse per questo artista, di cui aveva già apprezzato il lavoro grazie al film girato a L’Avana nel 2013 dall’artista e regista italiano Desiderio Sanzi (che ha vissuto per lunghi periodi sull’isola, dedicandole oltre 10 pellicole), intitolato Me gusta soñar – La verdadera historia de Felipe Cardeña: “Mi sono accorto di questa targa un giorno, passeggiando per il Paseo del Prado assieme ad un amico”, racconta il blogger nel suo articolo.

 

“L’occhio mi è caduto su quel nome, Felipe Cardeña. Se non avessi già sentito in precedenza quel nome, probabilmente non mi sarei neppure fermato a guardarla. Di targhe del genere, a La Habana Vieja, se ne trovano molte. Ma si dà il caso che avessi già sentito il nome di Felipe Cardeña quattro o cinque anni fa, quando avevo avuto occasione di assistere alle riprese del film che narra la vita di questo “mimo trotamundo”, intitolato Me gusta soñar. Mi è sempre piaciuta l’arte e ho sempre sognato di scoprire qualcosa sulla vita degli artisti, così sapere che a L’Avana aveva vissuto un artista conosciuto in tutto il mondo (è stato invitato a tre edizioni della Biennale di Venezia e anche alla Biennale della fine del mondo in Argentina e Cile), di cui si favoleggiava e si raccontavano un sacco di strane avventure, mi aveva incuriosito. Ho assistito di persona al racconto di alcuni vecchi de L’avana che l’hanno conosciuto negli anni in cui viveva a Cuba, e raccontano sul suo conto gli aneddoti più strampalati e divertenti. Tempo dopo, avevo avuto modo di vedere il film in un festival cinematografico latino-americano, sempre qua a L’avana (il film è stato effettivamente proiettato a L’Avana durante il Festival del cinema latino-americano, ndr). Il mio interesse per la figura di questo artista era cresciuta. Chi era veramente Felipe Cardeña?

Si raccontava che avesse fatto parte del gruppo di mimi de La Giganteria, la storica aggregazione di artisti di strada de La Habana. E questo è certamente vero, perché molti suoi colleghi se lo ricordano. Ma era poi davvero sparito all’improvviso, senza salutare nessuno? E poi, aveva davvero una collezione di farfalle che lasciava libere di girare per il suo studio, mentre lui realizzava i quadri che lo avrebbero reso famoso? Andava davvero in giro sempre vestito di fiori? E veramente si arrampicava sui muri, la notte, come un gatto, per attaccare fiori sui tetti dei palazzi? Tutte queste domande mi ronzavano nella testa. Poi, per molto tempo mi sono completamente dimenticato di lui. Fino a qualche giorno fa, quando ho visto la targa”.

 

Il blogger si sofferma poi su contenuti della targa, e sul mistero della sua origine: “Ciò che c’è scritto su è inequivocabile”, scrive il blogger: “Felipe ha davvero abitato a La Habana. Non c’è possibilità che si tratti di un altro artista, poiché lui fu effettivamente mimo, come dice la targa, ed era anche noto per essere un “trotamundo”, un senza patria, che amava girare per il mondo ad attaccare fiori: e a quei fiori fa riferimento anche la targa definendolo “niño de flor”. Dunque? Chi ha messo qui la targa, e quando? La verità”, conclude il giovane blogger, “come accade in molte delle grandi leggende della storia, forse non riusciremo mai a scoprirla”.

Se la verità, come sempre accade nella complessa, intricata e volutamente contraddittoria vicenda di Felipe Cardeña, appare effettivamente difficile da districare, al punto da essere sempre più parte integrante del senso profondo dell’opera e della pratica artistica di questo “mimo giramondo”, “imprendibile” e “sfuggente come Banksy”, è vero però che una persona che può avere qualche idea su cosa ci sia dietro questa rivelazione tutta cubana forse c’è: è lo stesso Desiderio, che nel 2013 girò appunto a L’Avana il film Me gusta soñar – La verdadera historia de Felipe Cardeña; e che dunque dell’origine di questa targa può forse sapere qualcosa.

“No, non ne so niente”, casca letteralmente dalle nuvole Desiderio, stupito per questo sviluppo imprevisto: “e di certo, quando abbiamo girato il film, intervistando i suoi colleghi mimi della Giganteria, l’associazione di artisti di strada de L’Avana, che hanno ricostruito la sua vita leggendaria e gli aneddoti che lo circondano in maniera immaginifica, folle e surreale, come solo i cubani sanno essere, di targhe attaccate ai muri non ne ho viste. Se ce ne fosse stata una l’avrei messa nel film: non chiedevo di meglio. È vero però che, a pensarci, la cosa non mi stupisce granché”. E perché? “Perché la confusione, il mistero, le esagerazioni, le storie che magari noi stessi credevamo solo leggendarie e che poi si rivelano vere, o viceversa quelle che credevamo vere e si rivelano poi nient’altro che leggende, sono il pane e la quotidianità di questo popolo che per decenni ha vissuto come sospeso in uno strano limbo, un eterno realismo magico staccato dalla pragmaticità occidentale o americana. Cuba è così, dall’inizio alla fine: eternamente sospesa entre sueño y realidad. E la storia del mimo giramondo Felipe, così sospesa com’è, anch’essa, tra realtà e immaginazione, con gli aneddoti che a Cuba si rincorrono come favole, eppure con dei tasselli ben ancorati alla vera realtà cubana (come nel caso della sua presenza, accertata, tra i mimi della Giganteria), è esemplare in questo senso. Quella di Felipe è, potremmo dire, una storia-simbolo, una perfetta cartina di tornasole di un’isola che non vuole uscire da una sorta di perenne adolescenza, un periodo di magica confusione tra sogno e realtà. E non è un caso che un giovane blogger ne rimanga affascinato, perché il sogno e la figura di questo mimo giramondo è comune a quella di molti ragazzi cubani. Io stesso ho conosciuto altri mimi della Giganteria che poi sono spariti, hanno viaggiato per il mondo, e oggi vivono magari in Brasile, o in Europa, o chissà dove nel mondo. La storia di Felipe, dunque, per molti di loro può apparire come un simbolo. Di libertà, di gioia e di immaginazione”.

Infine, allora, da dove viene quella targa? “Questo davvero non lo so. Forse è sempre stata lì”. Come in un romanzo di García Márquez, forse è la stessa leggenda di Felipe, mimo trotamundos y niño de flor,che sta pian piano contagiando la realtà.

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