Escif, una batteria di 5mila nuovi alberi a Sapri. Per lanciare un messaggio d’allarme al pianeta

di Vlady Art.

Le colline a ridosso di Sapri potranno godere a breve di una delle più grandi opere di land art, grazie ad un crowdfunding che permetterà allo street artist Escif di dare sfogo al suo estro socio-ambientalista. Attraverso la riforestazione del monte Olivella, scopo non ultimo, l’artista spagnolo “disegnerà” un’enorme icona di batteria in ricarica con la familiare stilizzazione usata da computer e telefoni.

L’ambizioso progetto si chiama Breath(Inglese per “respiro”) ed è ideato e curato da Antonio Oriente e da Incipit. Mira a riparare i danni che la montagna ha subito negli ultimi secoli di incendi e deforestazioni più o meno organizzate. Il progetto si vuole fare anche portatore di un messaggio più grande, globale: ecco perché l’aiuto da una firma d’artista. Servirà un budget previsto di 30.000 euro per centrare l’obiettivo, piantando non meno di 5.000 nuovi alberi su 120.000 metri quadrati di territorio. Breathsi avvantaggerà di tutte le fasi della crescita e all’alternarsi delle stagioni, per dar vita a una dinamicità estetica, come una batteria in ricarica.

Il crowdfunding è appena iniziato e culminerà con lo show di Damien Rice il 19 Maggio a Napoli, concerto – si legge – “a sostegno della riforestazione del Monte Olivella”. Il desiderio tuttavia non si ferma al disegno; non è questo – precisano gli organizzatori – il vero fine dell’operazione. L’arte è la scusa con cui avvierà la riforestazione e si spera che in seguito (settembre 2020?) si trovino altri soldi affinché “la natura faccia quello che sa fare meglio”, cioè cancellare ogni traccia umana. L’organizzazione lascia intendere che da una certa data in poi gli alberi saranno piantati (e si riprodurranno da soli) secondo la logica più organica della natura: senza angoli retti. Addio batteria quindi.

Chiunque in questa fase può contribuire alla realizzazione di questo sogno, attraverso donazioni e acquisti speciali (non mancano ovviamente le stampe e i gadget firmati dall’artista). Per conoscere meglio ogni dettaglio e poter subito contribuire, visitate i siti in coda all’articolo.

Tralascerei però la descrizione puntuale del progetto, anche perché piantare un albero non è un argomento opinabile e le notizie che mettono d’accordo tutti non sono mai le più attraenti. Riporrei invece l’accento finale sul tema e sull’artista, giacché siamo su un magazine d’arte contemporanea. Il valenciano Escif è uno dei più riconosciuti, distinguibili e sensibili artisti di strada, la cui buona mano d’illustratore e la sua vena sottile e minimale riescono a catturare un pubblico assai più vasto di quello giovanile. Escif è dunque oltre, e a Sapri lo vuole dimostrare anche senza pennello.

Il suo pedigreeè tipico degli artisti di strada, avendo iniziato nel 1996 a fare graffiti (data molto ricorrente quanto altamente simbolica e autoreferenziale) e arrivando nella prima decade del 2000 a forme d’arte assai più convenzionali, ma su muro. Una parabola che abbiamo imparato bene a conoscere, ma cosa potrà avvenire in futuro per Escif e artisti come lui? La domanda potrebbe proprio arrivare da Sapri, città dove del resto l’artista aveva già lavorato in passato. Non sono pochi gli street artist che oggi dirottano verso la moda, il design, la fotografia o verso i maestri del XX secolo. Escif fa il salto verso la land art, almeno in questa circostanza.

L’opera Breathperò sarà il segno dei tempi. In altri momenti storici, si sarebbe impiegato metà del budget per pagare il cachédi un grande artista e per qualcosa di assai meno funzionale. Oggi, anche nella realizzazione di opere pubbliche, si punta al crowdfunding e si guarda alla strada, almeno in Italia. Ci si affida agli esperti del post-graffitismo per convenienza ed economicità. L’artista adesso non deve solo esibirsi ma pure aiutare ad attirare i fondi, a fare cassa, direttamente. La strada ci ha abituato a un linguaggio schietto, diretto e comprensibile, diverso dai land artist del passato o dai concettuali come Joseph Beuys (come non citare la sua opera “7.000 quercie”, a Kasse?).

Sull’icona della batteria, così anni ’90, ho i dubbi maggiori. Perché essere necessariamente figurativi e descrittivi… perché affidarsi a un disegno che apparirà così (come da rendering) solo da un unico punto di vista? Perché uno del calibro di Escif intende realizzare quell’icona che già 10 anni fa era inflazionata da arte e pubblicità? Il mio giudizio è sospeso, tra un pollice alzato e uno verso, ma forse è proprio questa doppia emozione ad avermi spinto all’esame, che spingerà – si spera – la gente del mondo a una riflessione sull’uso delle risorse non-rinnovabili del pianeta.

Vlady Art

http://www.breathproject.it/

http://www.incipitart.com/

https://www.indiegogo.com/projects/breath-tempo-di-ricarica-art-environment#/