Centocinquanta centraline di controllo dei semafori milanesi dipinte da oltre cinquanta artisti, writer e street artist. Un florilegio di colori, figure, volti, segni e scritte diffuse per tutta la città che hanno cambiato, col loro tono spesso allegro, ironico e divertito, altre volte più serio e impegnato, il volto di Milano.
Ideatore e coordinatore dell’iniziativa non poteva essere che lui, Atomo Tinelli, graffitaro storico (il primo a Milano, attivo fin dall’inizio degli anni Ottanta) e instancabile agitatore culturale, sempre a cavallo tra passione politica, attività sociale nei quartieri, arte, cultura underground e teatro (con Piero Colparico e il suo spettacolo di musiche e parole “Milanoir Milanuit” sulla Milano “de ligera”, di banditi, di canzoni e di osterie). Per anni consigliere d’opposizione a Palazzo Marino, si è occupato molto di graffiti e di street art, di cui è stato il primo a sostenere l’importanza come fenomeno di protesta giovanile ma anche come linguaggio d’arte d’avanguardia: tra le iniziative più importanti in questo campo, basti ricordare il catalogo (edito da Skira) sui Graffiti del Leonkavallo, e la partecipazione attiva, come uno dei principali coordinatori, della mostra “Street Art Sweet Art” al Pac di Milano, sempre voluta da Sgarbi ai tempi del suo funambolico assessorato, quando arrivò a definire il centro sociale di via Watteau “la Cappella Sistina del contemporaneo” (e per questo, e per altre sue opinioni, e azioni, fuori dal coro, fu cacciato dalla per altro pessima e oscurantista giunta morattiana).
Ma quello che forse non tutti sanno è che Atomo, nonostante questa sua vasta e instancabile attività politica e culturale, in tutti questi anni ha continuato a fare, orgogliosamente, quello che ha sempre fatto: l’operaio nell’azienda del gas. Ed è proprio in virtù di dipendente a2a che ha convinto i dirigenti dell’azienda del gas a investire nell’iniziativa più creativa, gioiosa e intelligente che si poteva immaginare (e che in altre città del mondo è già stata realizzata, con enorme successo mediatico e apprezzamento da parte dei cittadini): decorare le numerosissime centraline che controllano i semafori milanesi a suon di spray o di pennelli. Così, dopo un lavoro di diversi mesi per scegliere le prime centraline da decorare (150 sulle oltre 700 esistenti), coordinare gli artisti e convincerli a mettersi in gioco in prima persona (per il momento, hanno infatti lavorato tutti a titolo gratuito, chiedendo solo i costi dei colori e delle eventuali trasferte da altre città), l’iniziativa ha finalmente preso il via. Il risultato? Un successo pieno e assoluto. Cittadini che si fermano sistematicamente davanti agli artisti al lavoro per complimentarsi, negozianti e condomini entusiasti perché non hanno più centraline grigie o piene di brutte scritte vandaliche e di tags, social media in fermento per segnalare le cabine più belle.
Molte le centraline degne di nota. Da quelle realizzate dallo stesso Atomo, incentrate sull’immagine dei contatori del gas, suo storico strumento di lavoro, in un’ottica operaista-pop, a quella di Airone con una mega scatola di fiammiferi e la scritta “inizia a bruciare”, casualmente (?) situata proprio davanti al carcere di San Vittore, ai pinguini di Pao trasformati in “migranti climatici”, ai volti rigorosamente in bianco e nero di Sea, ai segni astratto-cinetici di Piger, ai volti iperrrealisti di Neve, alle complesse simbologie di Mambo, agli omini di Mr Wany “inscatolati” dentro lo spazio angusto della centralina, e via via con il calligrafismo sempre più complesso di Ivan, i giochi di colore di Luz, i raffinati cromatismi di KayOne. E ancora Gattonero, Dado, Zibe, Ale Senso, Shah, Vandalo, Frode, Kraso, Neo, Tv Boy…
Non mancano anche gli artisti provenienti da ambiti diversi rispetto al mondo della street art: come Tomoko Nagao con i suoi volti “nipposuggestionati”, Laurina Paperina con i suoi colori vivaci e il suo linguaggio volutamente ironico ed elementare, Felipe Cardeña con la sua crew di giovani street artist in erba che, pur mantenendo i caratteristici colori e le forme floreali dell’artista, passano dal classico collage allo stencil, o Alex Vangi, tra i fondatori della Cracking Art, che si dà alla decorazione, inserendo sulla cabina anche le sue classiche forme tridimensionali in plastica.
Tra gli episodi più curiosi e interessanti, da segnalare un Bros e Sonda in pieno revival storicistico che, come già prima di loro il “pictor optimus” De Chirico (che era notoriamente uso retrodatare, con imprevedibile spirito pre-concettuale, le sue opere tardive), hanno realizzato quattro cabine “d’annata”: ovvero riprodotte, in tutto e per tutto, esattamente come le avevano dipinte, insieme, nel 2004/2005 (con tanto di firma retrodatata). Un modo per rivendicare, orgogliosamente, che, loro, quell’operazione l’avevano già fatta, illegalmente, dieci anni fa, e che ora si sono semplicemente ripresi “quello che era loro”. Ma non solo. Le centraline, infatti, con quello stile ormai fortemente datato, e con tanto di anni “2004” e “2005” spruzzati a bomboletta, appaiono spiazzanti, proprio per l’improbabile perfetto stato in cui sono conservate (cosa impossibile, se fossero autentiche), creando stupore, divertimento e un senso di sorpresa. Ancora una volta, insomma, un perfetto lavoro in chiave pop concettuale: ironico, divertito e divertente, ma allo stesso tempo impeccabile sul piano teorico.
Energy Box | 150 centraline dipinte da 50 artisti a Milano
un progetto ideato e coordinato da Atomo Tinelli
a cura di Flavio Caroli
Opening: 9 ottobre, h. 18.30, Fabbrica del Vapore, via Procaccini 4, Milano