Coexist. Per non cedere alla paura. Dalla Francia una parola di speranza (e di rivolta) dallo street artist Combo

Nel giorno della coesistenza simbolica tra cristiani e musulmani, con la partecipazione della comunità islamica alle messe nelle chiese cattoliche nelle maggiori città francesi in risposta alla violenza e al terrorismo, IF Magazineha voluto prendere in prestito il simbolo “Coexist” allo street artist Combo, per ribadire la necessità dell’amicizia, della fratellanza e della coestistenza tra culture, religioni, tradizioni diverse contro la barbarie, la violenza ma anche contro ogni deriva xenofoba, razzista e autoritaria. Riportiamo anche, qui sotto, un intervento dello street artist parigino apparso sull’edizione francese dell’Huffington Post subito dopo l’attentato alla chiesa di Saint-Étienne-du-Rouvray.

Dans la journée de la coexistence symbolique entre chrétiens et musulmans, avec la participation de la communité islamique a la messe dans les églises catholiques dans les grandes villes françaises en réponse à la violence et au terrorisme, IF Magazinea voulu emprunter le symbole “Coexist” au street artist Combo, pour réaffirmer la nécessité de l’amitié, de la fraternité et de la coexistenceentre les cultures, les religions e les différentes traditionscontre la barbarie, la violence mais aussi contre chaque dérive xénophobe, raciste et autoritaire. Ici dessous, voici aussi un article que le street artist parisien a écrit dans le Huffington Post France juste après l’attentat de l’église de Saint-Étienne-du-Rouvray.

Quando siamo caduti in trappola?

di Combo

da Huffington Post France

Se mi permetto di scrivere e reagire dopo l’attacco a Saint-Etienne-du-Rouvray è per porvi una domanda, o meglio per porre una domanda a tutti noi. A che punto siamo caduti nella trappola?

Questa trappola tesa da questo ultimo omicidio, questo ultimo attentato, questo ennesimo atto ignobile commesso questa settimana e di cui i media ci forniscono i dettagli questa mattina, come troppe volte è accaduto altre mattine.

Tutte queste immagini che ci piovono addosso, tutti questi atti disumani che scorrono sui nostri schermi. Noi li chiamiamo disumani. Come se questi terroristi fossero degli animali, dei selvaggi. Ma abbiamo mai visto un animale che ne uccide un altro per una qualsiasi convinzione?

Smettiamo di nascondersi dietro i paraocchi costituiti dai nostri distinguo lessicali. Questa follia è molta umana. Siamo peggio degli animali? Siamo una specie di pazzi e di violenti? Sarmmo capaci anche noi di cadere dentro questo follia? Questa follia da cui le nostre scelte di vita e i nostri cari, per il momento, ci preservano?

Sì, perché questi terroristi hanno vissuto un’esistenza miserevole. E immaginando di diventare gli eroi morbosi di una catena d’informazione in perenne attività, costoro si apprestano a compiere un atto telegenicamente miserevole. Questo ha senso solo nel quadro di una vita caratterizzata da una miseria spaventosa.

La loro follia non ha che un unico obiettivo: risvegliare anche la nostra follia. Una follia animata dalla paura. La loro paura di non aver fatto nulla della propria vita. E la nostra, di non poter più far nulla della nostra vita. Una vita di paura insomma.

E d’ora in poi, la paura di frequentare luoghi di interesse culturale. La paura dei grandi raduni sportivi. La paura di vivere al piano terra. La paura che ci porta a domandarci se sia prudente portare i nostri figli in treno quando andiamo in vacanza.

In futuro ci dovrà essere un poliziotto davanti ad ogni porta? Ci sarà bisogno di un soldato ad ogni crocicchio per rassicurarci? Questo non potrà succedere. Allora sì, crescerà la paura. Sì, la paura è questo grasso nel quale l’odio si alimenta e cresce. Ecco la strada che ci porterà a odiarci, a dividerci e alla fine a  diventare come loro.

Questa è proprio la strada che questi pazzi si augurano che noi intraprendiamo. Perché è quella che hanno conosciuto. Non trovando nessuna risposta e nessun posto in questa vita, ne vogliono trovare uno in un’altra. E vorrebbero che noi facessimo lo stesso. Che noi pensiamo alla morte, che questa sia quotidianamente con noi. E che noi ci unissimo a loro in questa follia. Dal momento che non hanno potuto unirsi a noi nella nostra felicità, voglio che noi ci uniamo a loro nella loro miseria.

Non cediamo. Non facciamo vincere la paura. Non lasciamo che questo sistema di terrore cresca. Non chiudiamo gli occhi di fronte a un sistema emergenziale che si sta installando progressivamente nella nostra vita.

Jean de La Fontaine ci ha avvertito. George Orwell ci ha avvertito. Molti intellettuali e molti attivisti lo stanno facendo in questi anni. Oggi era il mio turno di ripetervelo: Non abbiate paura di nulla, non abbiate paura di nessuno!

© Combo

© Huffington Post France