Un’invasione a Pantelleria. Di migranti? No, di strani mostri meccanici. Tra scintille, lampi e lingue di fuoco che si alzavano nel cielo. È quello a cui hanno assistito bagnanti e turisti, letteralmente esterrefatti, quest’estate nell’isola siciliana mèta di molto turismo d’élite. A dar vita alla singolare performance è stato Paolo Buggiani, storico artista romano, vissuto per oltre 20 anni a New York, che col suo lavoro in bilico tra performance, funambolismo, gusto del paradosso visivo sfugge a ogni regola e definizione (anche se lui si autodefinisce street artist perché agisce sempre nella strada, e senza chiedere preventivamente alcuna autorizzazione).
Rettili meccanici sparsi tra le rocce, imbarcazioni che prendono fuoco e lui stesso, abbigliato di un’armatura metallica a metà tra il medievale e il postatomico, che dirige la strana incursione terrestre sulle coste pantesche: la performance di Buggiani è stata, come sempre avviene con le azioni di questo straordinario evocatore di mitologie meticce, riassemblate secondo codici a noi sconosciuti, una sorpresa e un pugno nello stomaco per chi si trovava casualmente ad assistervi.
Secondo l’artista, con la “comparsa” dei suoi rettili meccanici tra le rocce di Pantelleria si è messa in scena una sorta di “rivisitazione di quello che è successo nella preistoria: i pesci che uscendo dall’acqua sono diventati rettili, poi uccelli e via via si sono evoluti fino ai giorni nostri”. “I rettili meccanici”, dice l’artista, “rappresentano un po’ la nuova era, il metallo che diventa macchina, pur rimanendo sempre delle opere molto simboliche dove non esiste la tecnologia super sofisticata degli americani”.
A chi lo metteva in guardia dicendo che avrebbero potuto anche arrestarlo, rispondeva; “non arrestano quelli che bruciano l’isola tutti gli anni… perché
dovrebbero arrestare me?”. Per una volta, ha avuto ragione: gli intransigenti tutori dell’ordine costituito non si sono fatti vedere. Per fortuna.