Brigitte Bouquin Sellès, arazzi contemporanei

di Silvia Fabbri.

Artista solitaria e in controtendenza nel panorama dell’arte contemporanea, Brigitte Bouquin Sellès, nata nel sud della Francia, terra degli Angioini, famosa per i suoi arazzi medievali e le fabbriche di tessuti, sembra aver riannodato una lunga tradizione con la sua patria d’origine. Nelle sue ultime serie di installazioni, a cui Marzia Spatafora dedica un’ampia mostra nella sua galleria nel centro storico di Brescia, Brigitte Bouquin utilizza in modo del tutto originale stoffe, fili, feltri, scampoli di tessuti che, recuperati nelle fabbriche tessili dismesse o nei suoi viaggi in giro per il mondo, assemblea, aggroviglia in modo quasi ossessivo e insistente, lavora a telaio con una tecnica ereditata dagli antichi maestri tessitori.

“Mi ha molto influenzata il luogo dove sono nata e cresciuta, Angèrs, e mi ha indirizzato verso un preciso percorso intellettuale e artistico. Il fatto di vivere nella provincia dell’Angiò e la mia prima visita al museo situato nell’ex ospedale Saint-Jean di Angèrs (oggi Musée Jean-Lurçat et de la tapisserie contemporaine, che riunisce la più vasta raccolta di tappezzerie medievali, ndr) hanno acceso in me una fiamma che non ha smesso di ardere.”

Con una pazienza da certosino e quasi fuori dal tempo, l’artista annoda e tesse su grandi telai di legno, nel suo studio a Trélazé, stoffe e tessuti reinventando nuovi disegni e composizioni, per lo più astratte o talvolta con forme geometriche e dimenticate. “Nelle mie opere non sento l’arte figurativa e quella astratta come alternative, perché lavoro da sempre sull’idea di raccontare, anche in maniera implicita, una storia o più storie, indipendentemente dalle diverse tecniche che impiego. È importante per me che vi siano connessioni dirette ed emotive tra il pubblico e il mio lavoro.”

Lavorando su superfici monocrome, a partire dalle lunghe striscie di feltro bianco o ecrù che intesse come pagine bianche su cui apporre segni, crea trame volutamente grosse e ostentate, con nodi e punti tondeggianti che rievocano le antiche tappezzerie medievali e la struttura degli ambienti naturali. Da qui nasce il ciclo di installazioni LesCoques, grandi pannelli di quattro metri quadrati circa, i cui soggetti rimandano a immagini cosmiche, astratte, fluide con continue variazioni di temi e forme date dall’aspetto e dal sovrapporsi stesso della materia; “la tecnica è un mezzo e non un fine,” dice l’artista ”e quando lavoro con un materiale, ad esempio il feltro, cerco di sfruttarlo in tutte le maniere per fare in modo che risponda alle mie aspettative e alla mia ricerca plastica. Detto questo, il fatto di immergermi in qualche modo in uno specifico materiale, non ne esclude l’utilizzo di altri, come ad esempio le bande di cimose cadute dai telai.Passare da un materiale all’altro mi rigenera perché le questioni tecniche e creative sono totalmente differenti.” Da questa continua ricerca prende vita un‘altra installazione, Les Orgues, nata dal recupero, in un’antica fabbrica dismessa di Cholet, della cimosa caduta dai telai dei fazzoletti, listelli tagliati sul bordo esterno del tessuto: l’artista assembla questi vecchi materiali di scarto destinati ad essere distrutti detessendoli e allungandoli fino a creare una “colata” di sottilissimi fili bianche e rossi, una simbolica cascata che rievoca il fluire dell’acqua e insieme il rosso del sangue e della guerra.

 “Con le Coques,nonostante il mio elaborato tirocinio, tesso in una maniera semplice e spontanea, su una base molto elementare (partendo da un piccolo schizzo o da una singola immagine nella mia testa),” dice l’artista “e così ho una grande libertà d’azione. Per il lavoro con le cimose, al contrario, il procedimento è quello del de-tessere che necessita di un piano rigoroso, che sia esattamente definito fin dall’inizio. D’altra parte, la grande vaguemondiale dell’arte tessile degli anni Settanta mi ha certo influenzato e trasmesso l’idea di assoluta libertà nell’arte.”

In un’altra installazione site-specific,Mouvement cosmique, realizzata nello spazio della galleria, le pareti diventano un tessuto murale, senza limiti di griglia o di formato, dove l’artista crea elementi costituiti da fili e stoffe che si ripetono ossessivamente sulla parete bianca a formare un flusso ininterrotto.

Nelle sue installazioni, esposte anche in diversi musei francesi e in gallerie private, l’artista, senza proporre riflessioni sociali o antropologiche sul mondo circostante, svolge un percorso di ricerca continuo sui materiali di recupero, sulle modalità di assemblaggio e sulle tecniche di lavorazione, in equilibrio tra contemporaneità e rilettura della tradizione, e con una riproposizione rigorosa di stilemi e moduli che ne rendono l’opera assolutamente coerente e del tutto originale nel panorama dell’arte contemporanea.

Brigitte Bouquin Sellès | Nodi Contemporanei

9 ottobre / 15 novembre 2014

Marzia Spatafora Spazio Culturale, Brescia

Via Felice Cavallotti 5

http://www.marziaspatafora.it/