Bizzarro Bazar, il fascino indiscreto delle stravaganze

di Eliana Urbano Raimondi.

È raro che collane di libri dal maneggevole formato stuzzichino così tanto quanto quelle in questione una bramosa curiosità seduttiva. L’eleganza non proibitivamente sontuosa della loro presentazione consente a tutti di assaggiare almeno alcuni dei frutti della prospera collaborazione di Ivan Cenzi (autore) e Carlo Vannini (fotografo). E, per quanto precipuamente personale sia la reazione che tali gioielli editoriali di Logos Edizioniinevitabilmente suscitano nel fruitore, universale è un assunto che lo stesso autore, più volte in essi, riconosce come assodato: non è ammessa l’indifferenza! Che nutra ribrezzo o fascinazione, incredulità o incanto, nessuno resta apaticamente indenne dopo aver sfogliato queste “antologie” divulgative, accuratamente corredate da un quanto mai variegato ventaglio fotografico.

Se, per dirla col Vate pescarese – che tali raccolte avrebbe indubbiamente apprezzato (si noti l’affinità elettiva col nostro autore, già riscontrabile confrontando i rispettivi motti “Memento audere semper” e il più “globalizzato”, si direbbe, “Keep the world weird”, manifesto del blog Bizzarro Bazar) – “bisogna fare della propria vita come si fa un’opera d’arte”, allo stesso modo Cenzi rileva e rivela la godibile aura artistica in tutto ciò su cui il suo sguardo si posa.

Persino i più raccapriccianti resti di natura umana, grazie alla sua forbita penna, intinta in un caleidoscopico inchiostro di poetica dottrina e stravagante estetismo, appaiono attraenti nel loro accattivante aspetto ora di architetture tumorali o chiaroscurati modellati scultorei di morbo (nel libro dedicato al Museo Morgagni di Anatomia Patologica di Padova, Sua maestà anatomica), ora di arabescate decorazioni parietali ossee (negli ossari italiani passati in rassegna in Mors pretiosa). In entrambi i casi, ugualmente sintomo di sostrati antropologici, testimoni di perdute abitudini alimentari, confuse intersezioni artistico-scientifiche (si ricorda il moraleggiante calco/preparato anatomico, con tanto di attorcigliati serpenti tannizzati, La suicida punita), così come di un diverso rapporto con Thanatos, elemento che, con Eros, muove le fila della stirpe umana.

E ancora singolari modalità di conservazione della salma, mummificata e vestita secondo dettami di uno status symbol (si pensi alle catacombe dei Cappuccini di Palermo, protagoniste de La veglia eterna) o pietrificata e addirittura ridotta in brani, talora divenuti marmorei tasselli di aristocratici tavolini (grazie alle misteriose pratiche del “Mago” lodigiano Paolo Gorini, Il pietrificatore) o, in altri casi, venerata e agghindata nel suo più simbolico sintagma che è il cranio o “capuzzella” (come ci racconta De profundis, omaggio al cimitero napoletano delle Fontanelle), tutto questo, e molto altro, è racchiuso nello scrigno di sapere che è questo pentagramma firmato Bizzarro Bazar.

Di estremo e altrettanto interesse, anche sotto un profilo per così dire turistico, sono poi le due piccole collezioni di siti consigliati, targati Mirabilia, dedicati alle capitali inglese e francese, anch’esse ritratte dai mirabili scatti di Vannini che affiancano i testi. Qui, la kitsch, eppure raffinata, multietnica Londra appare uno sgargiante fuoco d’artificio che brilla di affastellate luci al neon della ribalta in non comuni pub e ironiche wunderkammer, così come dello splendore di preziosi ventagli d’epoca e scenografici ristoranti, ma anche di musei dalle collezioni zoologiche macabre e spettacolari, nostalgiche raccolte di giocattoli antichi e cimiteri, diamanti di biodiversità.

E, ancora, la sofisticata ed enigmatica Parigi (che, di sepolture, ne ha pure di singolari come quelle adorne di distici d’affetto in memoria dei cuccioli domestici che accolgono) coi suoi artifizi meccanici e le strabilianti illusioni dei musei della Magia e degli Automi, accompagnate dal sottofondo vintage che riecheggia dai lucidi grammofoni del Museo del Suono: solo alcune delle eccitanti mete proposte.

Vero e proprio theatrum mundi, quintessenza del potere sinestetico, l’icastico stile di Cenzi, compiaciuto dell’eclettismo modestamente sfoggiato con ludica disinvoltura, delizia ogni palato: da quello del ghiotto sapiente, avido di terminologia tecnica, a quello del giovane contemporaneo, abituale benefattore di prestiti linguistici; da quello del lettore distratto, voglioso di stralci romanzati, a quello del puntiglioso cercatore di minuzie etimologiche.

E lesto, così, risulta il voltar pagina di questi libri, che scoprono il fruitore improvvisamente colto da un’ingordigia di novità la quale, appena esperita, si traduce in parsimonioso centellinare ulteriori tappe, come a volerne gustare lentamente il saporito succo, in modo da assorbirne ogni aromatica declinazione.

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