di Desiderio Sanzi
L’idea di tornare dopo dieci anni nel museo della mia città con “Beauty Hazard” è stato per me un gran traguardo. Tutto è partito da lì, dalla provincia, per poi approdare nei vari centri a livello nazionale fino alle esperienze all’estero. Mi ricordo ancora quando intorno al 2004, 2005 ero immerso nel mondo dell’illustrazione, insetti, iperralismo e tutte le varie committenze di quel tempo. Poi andai, per prendermi una boccata di aria, al MACRO di Roma e vidi una mostra di Jenny Saville, una pittrice che all’epoca conoscevo a mala pena e mi dissi: “ma guarda ‘sta tipa che fa?!”. E io dentro il mio studio a fare i disegnini su carta…!
Quella fu la lampadina. Perìò non come quelle che si vedono nei cartoni animati che si accendono… no no, direttamente si bruciò all’istante per quanta corrente gli arrivò di colpo. Amore, amore e amore per quella mostra che letteralmente mi fulminò. Da quel momento sempre chiudendo i miei lavori per una serie sugli insetti, il mio “riposo” fu dipingere. Nella notte, “in piedi” e ballando. E, come quella pittrice spettacolare, mi misi a lavorare a grandi formati. Fisicamente volevo che mi assorbissero completamente, e cosi fu. Da quei pennelli super delicati, con peli super selezionati mi buttai di getto a la spatola, e quelle che prima erano velature su velature divennero grumi di colore senza una forma ben precisa. Stavo a poco a poco rinnegando tutto quel lavoro che avevo portato avanti già da diversi anni, per lo meno non completamente.
La sensazione che sentivo, era il 2006, è che volevo “urlare” il mio cambiamento, e questo fu con “Beauty Hazard”. Cose che avevo in testa da tempo, ma fino ad allora non riuscivo a decodificare. Corpi, maiali, maschere, tutto mescolato in grandi tele. Un percorso che già interagiva a più livelli, con l’utilizzo di più medium, dal video, all’installazione, alla pittura, al disegno, alla scultura…
Poi, nei primi mesi del 2007, sono entrato in contatto con gli organizzatori del CAOS (all’epoca si chiamava ex Siri) e mi fu data la possibilità di presentare quel progetto. E per richiamare alla famosa lampadina di prima, anche qui ci fu un sovraccarico che mandò in corto la mia testa. Mesi e mesi senza un attimo di riposo, fino al giorno dell’inaugurazione. Fu qualcosa di speciale, un intero museo tutto per me, dove tra pitture enormi, installazioni, performance, video, tiravo fuori tutto quello avevo accumulato nei vari anni. Fu una sorta di “ponte” che mi permise di entrare in contatto con varie realtà, fino ad arrivare alla Biennale di Venezia e le altre varie Biennali sparse per il mondo, tra Cuba, Cile ect ect..
Dopo dieci anni sono tornato li, nello stesso luogo, un Desiderio differente, più riflessivo, che guarda con grande curiosità quel ragazzo di provincia che voleva urlare la sua esistenza. “Beauty Hazard” si presenta come una chiusura di un cerchio, volevo mettere il punto di quello che ero e quello che sono oggi. Non un lavoro antologico, ma di un ciclo dove mostro il mio percorso, soprattutto diretto a quelle persone che hanno visto le mie cose a distanza. Un lavoro meno crudo, più curato, dove si mescolano le mie varie influenze espressioniste, iperraliste e, come dico spesso, legate al Realismo Magico. Sempre presente la figura del maiale, ma con una veste non più di sacrificio, ma di rinascita. Un percorso che ho chiamato “Kenosis” dove mi sono letteralmente svuotato di tutto quello che ho accumulato nel tempo. Un’esperienza unica, ripercorrendo quello che ero e quello che sono oggi, dove ho capito che ancora le lampadine che mi accendono in testa continuano a bruciarsi.
Desiderio | Beauty Hazard 2007 | 2017
CAOS Centro Arti Opificio Siri
Terni
fino al 23 luglio 2017