È il primo di un ciclo di dodici quadri, intitolato “Football Prayers”, dedicato alle nazionali di calcio, abbinate a un simbolo di forte ritualità come quello del farsi il segno della croce (per i cattolici), o di pregare il proprio Dio, per chi crede nelle altre religioni. L’autore è Alex Folla, artista già noto e apprezzato in Italia (dal 18 giugno al 2 luglio terrà una personale a Villa Bertelli, a Forte dei Marmi, organizzata da Gestalt Gallery, con testi in catalogo di Angelo Crespi e di Davide Pugnana), ma anche in Russia. E proprio a San Pietroburgo, nel prossimo novembre, presso la Savina Gallery, terrà invece la mostra dedicata ai suoi “Football Prayers”, che raffigurano tra l’altro i giocatori delle nazionali di Russia, Brasile, Germania, Francia, Olanda, Cina e Giappone. Giocatori che – come accade spesso nella realtà – dedicano una preghiera al proprio Dio prima dell’incontro sportivo.
“L’idea mi è venuta ragionando sul fatto che oggi, in Italia ma anche in molti altri paesi occidentali, si è perso il senso della ritualità e della coesione nazionale, se non quando scende in campo la propria squadra”, racconta Folla. “Così, il fatto di caricare di significati simbolici, anche spirituali, un momento di coesione nazionale e di affinità come quello del calcio mi è venuto quasi spontaneo”. Del resto l’idea del calcio come rituale moderno, con implicazioni analoghe (e in parte sostitutive) a quelle dei grandi riti religiosi dell’antichità, non è nuova, ed è stata affrontata da numerosi sociologi nel corso degli ultimi decenni. Oggi però, in piena euforia da Mondiali, appare più che mai attuale e pertinente…