Alberto Di Fabio: “Col colore attraverso tutto l’universo. E pre-vedo i paesaggi del futuro”

di Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci

L’opera di Alberto Di Fabio parla di mente e di cosmo, l’affascinante binomio relativo-assoluto che genera una nuova e singolare fusione nucleare, mettendo in relazione sogno onirico e rigore scientifico. Nella grande retrospettiva in scena fino al 10 Gennaio prossimo presso il MACRO Testaccio, dal titolo “CosmicaMente”, piccole e grandi tele dialogano vicine pur essendo galassie lontane o infinitesime parti di atomi, tutto è parte di tutto, nulla genera o distrugge niente, tutto è presenza e materia, massa e galassia. Di Fabio non necessita d’infrangere la tela, la bidimensionalità è sufficiente per dipingere i paesaggi del 3000 e immaginare un futuro migliore.

La tua arte è stata negli anni in costante dialogo con la scienza. In questa mostra, intitolata “CosmicaMente”, il loro rapporto è ancor più a fuoco. Se il precedente progetto “GeograficaMente”, in mostra fino allo scorso Maggio al Mart di Rovereto, rappresentava l’esaltazione dell’iperuranio, quel mondo fatto di idee ed innatismo tanto caro a Platone, “CosmicaMente” s’impone invece con maggiore ambizione e realismo: i suoni che accompagnano le grandi e più piccole tele sono infatti “in prestito” dalla Nasa. Come si è evoluta la tua ricerca artistica in tal senso? 

Alberto Di Fabio

Le ultime mostre che ho fatto s’intitolavano “Paesaggi della mente” e “GeograficaMente”: questi titoli rimandano a noi, noi che osserviamo paesaggi montani e alpini e sogniamo di innalzarci, in una costante elevazione e permutazione delle nostre sinapsi. Per questa mostra invece, dal titolo “CosmicaMente”, l’impresa è ancor più ardua, in quanto l’elevazione diventa più alta, ho sognato di aver attraversato i buchi neri dell’universo e il bosone di Higgs, ho immaginato con questa mostra di aprire una porta spazio-temporale che colleghi la Terra al cosmo tutto. Se nell’antica Grecia Democrito aveva percepito la presenza dell’antimateria, quella su cui lavorano gli studiosi del CERN, noi oggi, con il consumismo che è parte integrante della società, siamo tornati ad essere ominidi aggressivi, attaccati alla terra, al territorio: spero quindi che con questa mostra le persone riescano davvero ad innalzarsi, creando un cinetismo sensoriale. Spesso penso alle persone anziane che pregano o che ricamano per ore, quelle che a volte ci viene da prendere in giro e che invece ci forniscono una grande lezione di vita attraverso questo loro esercizio mentale. Una delle mie ultime mostre si è svolta al CERN di Ginevra, con una conferenza di oltre due ore davanti ai più grandi astrofisici del mondo: ero molto emozionato per via dell’ovvio peso dell’evento, ma alla fine della conferenza ho notato piacevolmente un riscontro positivo alle mie idee. Einstein voleva descrivere Dio in formula scientifica: ogni formula importante è sempre velata, non si arriva quindi ad essa solo con la parte razionale del nostro cervello, c’è bisogno anche del sogno, di quella parte del corpo che è spirito, sogno onirico. Nella poesia “L’infinito”, Leopardi non riesce a vedere ciò che c’è oltre la siepe, e perciò lo immagina e lo sogna; anch’io, come lui, mi sento piccolo, perché non riesco a vedere l’universo, ma quello stesso non vedere mi rende felice di essere uomo e come tale non riuscire a comprendere ogni cosa.

Nei titoli delle tue mostre ricorre l’uso della parola “mente”. Qual è il rapporto di Alberto Di Fabio con la propria mente? 

Ho impiegato cinquant’anni per capire che in ogni minuto della vita bisogna spogliare la mente dalle cose inutili. Ogni volta che vengono giovani ragazzi in visita al mio studio chiedo loro se per caso ascoltino Bach o Mozart, e riflettiamo insieme sul fatto che impiegheremmo sette delle nostre vite a comporre musica come loro, è necessario perciò impegnarsi subito e non essere distratti dalle piccole cose che sono parte della nostra routine quotidiana, scandita dagli aspetti materiali della vita. In passato ho avuto il mio bel da fare riguardo alla mia mente, avrei desiderato fare tutto, era carica di energia ma mi risultava difficile convogliarla nella direzione di ciò in cui credevo maggiormente: il segreto della vita è perciò concentrarsi e focalizzarsi su una materia precisa, studiarla bene, perché i pochi anni che l’esistenza ci concede dobbiamo dedicarli ad una disciplina, spirituale o pratica che sia, concepita proprio come esercizio mentale. Sono molto contento che, dopo tanti anni, mi sveglio al mattino e ho quasi interamente chiara la visione d’insieme, frutto di una lunga “pulizia” dalle distrazioni e giunta alla concentrazione più proficua.

“CosmicaMente” è una grande mostra che ospita lavori più o meno recenti. Nei tuoi ultimi quadri si nota la tendenza a inserire colori più sgargianti, a tratti fotonici, diversamente dai lavori precedenti, per la maggior parte a tinte tenui e pastello. C’è una particolare motivazione per quest’uso più potente del colore?

Ho sempre utilizzato tonalità piacevoli e armoniche per i miei quadri, della gamma dei blu e celesti, proprio perché parlavo dell’armonia della vita, come se stessi dipingendo la matematica perfetta dei suoni di Bach. Ma non esiste solo la perfezione: Einstein parlava di relatività, esiste quindi anche una perfezione relativa, e molto di quello che abbiamo intorno a noi è nato per errore, per una sorta d’imperfezione; questa riflessione mi ha portato ad inserire successivamente colori più sgargianti, colori che parlano di futuro, dei paesaggi del 3000, che non saranno più quelli di Giorgione o di Monet, ma di Di Fabio, poiché saranno visti allora come paesaggi contemporanei. Ultimamente ho spinto molto sui colori forti, a tratti fluorescenti e quasi kitsch, immaginandomi di essere un pittore che vuole rappresentare un paesaggio del futuro: mi sono preso questa enorme responsabilità perché credo ancora nella pittura, ed ho voluto dipingere con i colori che vedo e percepisco futuribili. Proprio questi colori squillanti dovrebbero toccare una parte del nostro cervello, accendendola e predisponendola alla forza cinetica dei sensi.

L’esposizione delle tele è corredata di un video di pitture animate. Com’è nata l’idea d’inserire una nuova dimensione di supporto al tuo lavoro? 

L’idea del video di pitture animate è della cantante americana Heather Nova, che nel suo ultimo tour europeo ha deciso d’inserire sul palco due schermi giganti che riproducessero i miei quadri in movimento, grazie ad alcuni animatori londinesi che hanno fatto “vivere” i miei lavori. Non mi ero mai confrontato con il mondo dell’animazione, e l’ho trovato piuttosto affine al mio sentire, credo addirittura che quest’ulteriore dimensione aiuti lo spettatore nella comprensione del significato ultimo del mio lavoro.

Immagina di essere un visitatore della mostra che non conosce affatto il tuo lavoro. Quale opera ti colpirebbe maggiormente? 

Personalmente mi colpisce molto il quadro intitolato “Forza forte”, anche se devo dire che la scelta è ardua, sia perché tutti i quadri in mostra per “CosmicaMente” fanno parte della mia collezione privata, sia perché li sento parte di me quasi come dei figli. “Forza forte” rappresenta il momento nel quale l’atomo si divide, dando origine alla forza nucleare, una delle più potenti dell’universo, insieme a gravità e magnetismo: tutte quante si ritrovano senza difficoltà in questa potente mostra.

Alberto Di Fabio | CosmicaMente
a cura di Laura Cherubini

MACRO Testaccio | Padiglione 9A
Piazza Orazio Giustiniani, 4 – Roma

fino al 10 gennaio 2016

http://www.museomacro.org/