Un nuovo, grande murales di Shepard Fairey sta facendo in questi giorni la sua comparsa a New York, sulla Bowery. Commissionato dalla Little Italy Street Art Project, il grande affresco di Shepard Fairey, in arte Obey, reca in testa il motto “We Own The Future”, “Noi possediamo il futuro”. Con la classica iconografia che contraddistingue da sempre il lavoro dell’artista americano, che richiama inconfondibilmente lo stile propagandistico primonovecentesco e della pubblicistica rivoluzionaria sovietica, Obey ha in realtà ripreso il motto e il tratto di un analogo murales comparso a inizio estate a Chicago, in un building del Columbia College; disegno e motto che, a loro volta, comparivano già da tempo nella produzione seriale (grafiche e magliette) dell’artista.
Ma, come in un gioco di specchi in cui ogni immagine dell’artista rimanda all’altra, per trovare l’origine (e il senso) del nuovo lavoro dell’artista, si deve risalire alla copertina di un numero speciale di una storica rivista della sinistra americana, The Nation, di cui lo stesso Obey aveva appositamente disegnato la copertina nel gennaio del 2013, a commento di un saggio dell’amico scrittore e videomaker Antonino D’Ambrosio, il cui titolo recitava testualmente: “How the Creative Response of Artists and Activists Can Transform the World”, “Come la risposta degli artisti e degli attivisti può trasformare il mondo”.
“Il tema”, aveva dichiarato Fairey in proposito, “riguarda la risposta creativa alle istanze sociali. Lo slogan Noi possediamo il futuro”, ha aggiunto, “vuole essere un invito a un’azione creativa volta a plasmare il futuro”.
Il testo in questione prendeva in esame il lavoro di molti artisti contemporanei, da Ai Weiwei alle Pussy Riot, come pratica di “risposta critica” e creativa in risposta al conformismo e al cinismo del potere. “Come gli esempi di Ai Weiwei e delle Pussy Riot dimostrano”, scrive D’Ambrosio nel suo articolo, “la risposta creativa può cambiare il modo di pensare comune… propugna l’inusuale, l’idiosincratico, l’impossibile; la sua inafferrabilità è insieme anti-ideologica e universale e ci unisce intorno alla nostra comune umanità. Ci obbliga a prender parte attiva al mondo sfidando le ideologie distruttive – egemonia aziendale, dominio dei massmedia, sciovinismo – che corrompono la società… tutti siamo connessi con la sensazione che l’arte – o meglio, la risposta creativa – è qualcosa che creiamo in risposta alla domanda: “In che tipo di mondo volete vivere?”. In definitiva, la risposta creativa insiste sul fatto che ognuno di noi mantiene il coraggio delle proprie convinzioni per rispondere alle sfide straordinarie che il nostro mondo ci pone. È questo spirito che risponde alla domanda “Chi possiede il futuro?”. Un nuovo, emergente “noi” possiede il futuro: perché il nostro rifiuto del cinismo e dell’apatia ci libera dalla trappola delle cattive ideologie della storia; perché abbraccia la compassione come una pietra angolare della democrazia, permettendoci di immaginare noi stessi nella pelle di un altro; perché trasformando il pensiero stretto del passato e i problemi del presente, ci apre nuove possibilità per il futuro; e perché il momento in cui vediamo noi stessi come cittadini del mondo, il futuro è nostro”.